Hans Fallada (pseudonimo di Rudolf Ditzen, 1893 – 1947)
Ammettiamolo: ci sono stati un paio di momenti in cui ho avuto la tentazione di appellarmi ai sacrosanti diritti del lettore di Pennac (http://oltresavio.sitiasp.it/diritti.htm) e per lo meno di saltare le pagine per raggiungere un punto in cui la narrazione procedesse in maniera piu’rapida. Poi ho resistito e ho letto tutto. Il romanzo e’stato scritto nel ’32, non si puo’certo pretendere che abbia la scorrevolezza di Dan Brown. Ma (per fortuna) ha anche tutt’altro spessore.
Narra le vicende di due giovani appartenenti alla piccola borghesia tedesca, Johannes Pinneberg e sua moglie Lammchen, che si muovono alle soglie dell’Olocausto in una Germania ottenebrata da una burocrazia stolida e ottusa e da prepotenti spocchiosi che si arrogano il diritto di decidere delle sorti di chi “potere” non ne ha, in base a banali capricci o a ordini dall’alto (ogni riferimento a Palazzo Chigi e ai suoi abitanti e’da ritenersi puramente casuale, N.d.A. ;-)), eseguiti in maniera bieca.
I due protagonisti passano attraverso una serie infinita di problemi finanziari – Johannes viene licenziato piu’ volte e Lammchen trovera’ lavoro solo alla fine del romanzo per mantenere il marito e il bimbo che nel frattempo hanno avuto – e da una casa in affitto, a una stanza che concede loro la memorabile mamma di lui, grossolana tenutaria di un bordello berlinese, a un magazzino sopra il laboratorio di un ebanista, a una microscopica baracca alle porte di Berlino. I soldi si estinguono, il cibo viene razionato, ogni spesa ponderata al millesimo. Ma mentre Johannes spesso si lascia andare a crisi di pessimismo e rassegnazione, dopo dure giornate di vessazioni nel suo lavoro da impiegato, Lammchen invece, giorno dopo giorno, diventa da fresca sposa bambina (tenerissime la pagine in cui annacqua la minestra di piselli perche’non sa regolare di acqua o quando mangia tutto il salmone crudo appena comprato per una voglia improvvisa), la forza della coppia, sempre pronta a confortare e incoraggiare il marito nel perseguire l’onesta’ e la mitezza. Mai un lamento, mai una recriminazione. Lei e’ pienamente soddisfatta delle sue scelte e ha tutto cio’ che le serve per essere felice.
E’uno splendido romanzo d’Amore – con la A maiuscola – che non scende mai a melensaggini (e come si poteva essere sdolcinati in quegli anni?) ma che lo rappresenta come dev’essere davvero: solido, intenso e passionale, cosi’da controbattere qualunque avversita’.
E si’, viene piu’volte da chiedersi, esattamente come succedeva leggendo Tempo di vivere, tempo di morire di Remarque, come diavolo, da persone come i Pinneberg, abbiano potuto nascere le SS.
"E l'onda sale e sale ancora. [...] E' l'antica felicità, è l'antico amore. Più in alto, sempre più in alto, dalle brutture della terra fin verso le stelle.
E poi i due rientrano in casa dove c'è il piccolo che dorme."
Altre recensioni su:
http://www.ibs.it/code/9788838923388/fallada-hans/e-adesso-pover-uomo.html
Falquo
11 anni fa
A proposito di Remarque (altro autore fra i miei preferiti):
RispondiEliminahttp://it.wikipedia.org/wiki/Erich_Maria_Remarque
Erich Paul Remark nacque a Osnabruck in una famiglia cattolica nel 1898. A diciotto anni fu sollecitato ad arruolarsi volontario, durante la prima guerra mondiale, dove fu ferito più volte. Dopo la guerra cambiò il suo cognome in Remarque, che era stato il nome della famiglia fino a suo nonno. Cambiò molti lavori, diventando bibliotecario, uomo d'affari, insegnante e giornalista. Nel 1929 pubblicò la sua opera più famosa, Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues) con il nome Erich Maria Remarque (cambiando il suo secondo nome in onore della madre): il romanzo descriveva la totale crudeltà della guerra attraverso la prospettiva di un soldato diciannovenne. In seguito scrisse altre opere simili, che con un linguaggio semplice e toccante descrivevano in modo realistico la vita durante e dopo la guerra. Nel 1933, i nazisti bruciarono e misero al bando le opere di Remarque, mentre la propaganda di regime faceva circolare la voce che discendesse da ebrei francesi e che il suo cognome fosse Kramer, cioè il suo vero nome al contrario. Questa informazione è ancora presente in alcune biografie nonostante la mancanza di prove a supporto. Remarque visse in Svizzera dal 1931, e nel 1939 si trasferì negli Stati Uniti con la prima moglie, Ilsa Jeanne Zamboui, che sposò e dalla quale si separò due volte; divennero cittadini statunitensi nel 1947. Nel 1948 tornò in Svizzera. Nel 1958 sposò l'attrice Paulette Goddard che rimase con lui fino alla sua morte, avvenuta nel 1970 a 72 anni. È sepolto al cimitero di Ronco, in Svizzera, dove è sepolta anche la Goddard.
http://it.wikipedia.org/wiki/Niente_di_nuovo_sul_fronte_occidentale_(romanzo)
Excipit:
«Mi alzo: sono contento. Vengano i mesi e gli anni, non mi prenderanno più nulla. Sono tanto solo, tanto privo di speranza che posso guardare dinanzi a me senza timore. La vita, che mi ha portato attraverso questi anni, è ancora nelle mie mani e nei miei occhi. Se io abbia saputo dominarla, non so. Ma finché dura, essa si cercherà la sua strada, vi consenta o non vi consenta quell'essere, che nel mio interno dice "io".
Egli cadde nell'ottobre 1918, in una giornata così calma e silenziosa su tutto il fronte, che il bollettino del Comando Supremo si limitava a queste parole:"Niente di nuovo sul fronte occidentale". Era caduto con la testa avanti e giaceva sulla terra, come se dormisse. Quando lo voltarono si vide che non doveva aver sofferto a lungo: il suo volto aveva un'espressione così serena, quasi che fosse contento di finire così.»