Augusto De Angelis nacque a Roma nel 1888 e svolse l'attività di giornalista e scrittore durante il fascismo [...] Egli riuscì a creare, nonostante le strette maglie della censura fascista su questo genere letterario (tra cui l'obbligo di adottare nomi stranieri per i personaggi che si rendevano colpevoli di qualche delitto e quello di non rappresentare suicidi), una figura di poliziotto svincolata sia dai modelli anglosassoni sia dai modelli che in qualche modo potevano richiamare le 'maniere forti' care al regime [...] De Angelis [...] dopo l'8 settembre del '43, a causa di una delazione, venne arrestato col l'accusa di antifascismo. Segregato nel carcere di Como ne uscì solo dopo alcuni mesi assai malconcio e debilitato. Tornato a Bellagio, dove risiedeva, ebbe la sfortuna di incontrare la donna che lo aveva denunciato, la quale, avendo visto in che condizioni versava attualmente lo scrittore, tentò goffamente di scusarsi. De Angelis le disse di lasciar perdere in quanto ormai 'acqua passata' ma questo provocò il fraintendimento del fidanzato 'fascista' della donna che, interpretando come un affronto la discussione fra i due, lo picchiò selvaggiamente con calci e pugni fino a provocarne la morte dopo pochi giorni, precisamente 18 luglio del 1944. La figura del commissario De Vincenzi finì così nel dimenticatoio almeno fino ai giorni nostri, eccezzion fatta per una breve riscoperta negli anni '70 grazie all'interpretazione del commissario fatta dal grande Paolo Stoppa in una serie televisiva della Rai basata su tre romanzi di Augusto De Angelis (Il candeliere a sette fiamme, L'albergo delle tre rose, Il mistero delle tre orchidee).
Falquo
11 anni fa
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