venerdì 23 luglio 2010

L’ultima corsa per Woodstock

Ma veramente un BRUTTO libro. Innanzitutto l’ispettore Morse, il protagonista, è ODIOSO. Sí, va bene, anche a Montalbano saltano i nervi e spesso e volentieri dá prova del suo umore nivuro aggredendo il prossimo per futili motivi, ma questo cafone di carta qui lo fa ogniqualvolta si rende conto di essere un incapace e di aver preso una strada sbagliata nel corso dell’indagine, cioé quasi sempre tranne che nelle ultime 10 pagine. Puah. La trama è banalotta e verte sull’omicidio di una mignottella spocchiosa – e detestabile pure lei – abbandonata poi nel posteggio di un pub con i vestiti strappati e il cranio fracassato da una chiave inglese. Costei e un’amica misteriosa perdono l’ultima corsa del bus del titolo e sono costrette ad accettare un passaggio da altrettanto misterioso automobilista per arrivare a Woodstock in tempo per un misterioso appuntamento. Ne’ l’automobilista ne’ l’amica si fanno avanti quando viene scoperto il cadavere e qui parte l’indagine per scoprire chi siano costoro e se siano coinvolti o meno nella misteriosa faccenda.
Le spalle – per altro costruite con poco spessore e carisma nullo – che girano attorno all’ispettore dal nome in codice sono il sergente Lewis, essenzialmente uno sfigato che deve subire ordini e scatti di nervi del capo, le amiche della mignottella (pensa un po’...sono antipatiche, scarsamente collaborative e un po’ zoccole pure loro), un paio di professori universitari, di cui uno in particolare non si capisce l’utilitá ai fini della narrazione, e la moglie di uno dei due.
Pagine e pagine di inutili divagazioni sulla statistica (lo scrittore e' un matematico) toccano il livello di noia massima che posso sopportare leggendo un libro. Sconsigliatissimo.

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