Linguaggio spigliato, diciamo, e situazioni assolutamente spinose ma dannatamente comiche fanno di questo primo poliziesco di Rosa Mogliasso, torinese, un libro davvero godibile. Ambientato nei salotti altolocati di una Torino-bene tanto snob quanto squallida, il romanzo introduce il personaggio del commissario Barbara Gillo, una grande, e del suo vice Massimo Zuccalá, siculo doc dall’innegabile fascino.
Lei é una single sposata al proprio lavoro, una donna umanamente depressa alla vista del frigo e – soprattutto – del letto vuoti la sera e dall’immagine mai abbastanza curata che le rimanda lo specchio, ma dotata di un notevole senso dell’umorismo e di un modo quasi scanzonato di affrontare ogni giornata, nonostante la sua vita personale sia sull’orlo della crisi di nervi. I botta e risposta con l’incasinatissima sorella, per molti versi il suo esatto opposto, fanno davvero ridere alle lacrime, cosí come le litigate con “l’addetto al caffé” dell’ufficio.
In generale, mi é piaciuta molto l’umanitá dei personaggi, per niente esagerati come caratterizzazione (direi “purtroppo”, in alcuni casi) e ho trovato anche originalissimo il modo di intitolare i capitoli con una frase ripresa poi all’interno del capitolo stesso.
Notevoli i punti in cui il padre della vittima subisce il ricatto del suo amante, abbordato in piazza Carlo Felice: la descrizione della sua faccia mentre guarda il video del loro incontro filmato di nascosto, roba degna del peggio Corona, vale il libro.
(Apro una parentesi. Mi si dice che “costui” venga a Torino ben DUE serate al Colosseo. Ma...dubbio...a dire cosa? Cosa mai potrá avere “costui” da dichiarare al mondo? E soprattutto...ma CHI CAZZO É che va a vedere sto manzo tatuato che declama, stupidamente profumatamente pagato, le sue nevrosi da un palco? Mah. Mi sento di citare Asimov, Contro La Stupiditá Neanche Gli Dei Possono Nulla).
Dicevamo. É un bel libro, ve lo consiglio. Speriamo ne esca un secondo!
Falquo
11 anni fa
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