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martedì 11 gennaio 2011

Japs!

Primo: in Jap NON parlano inglese o al max spiccicano qualche parola spare buttata a caso e pronunciata da cani (bisi/gud/monchi/cis/lachi/littel/solly). Soluzione: prepararsi a gesticolare (vedasi Dany che ha mimato “Buddha Gigante” a Kamakura permettendoci di ottenere facili indicazioni per raggiungerlo).
Secondo: il mare a Tokyo, d’inverno, NON mitiga il clima ma proprio per niente. Soluzione: portarsi dietro mezzo armadio di maglioni strapesanti.
Terzo: le balle che le carte di credito, nella megalopoli simbolo della tecnologia piú lussurreggiante e sfrenata sogno di ogni nerd, vengono accettate ovunque. Soluzione: portarsi tanti, ma tanti contanti.
Quarto: riuscire a prendere la metro giusta nelle stazioni in cui qualsiasi fott&*^#* indicazione é in kanji, é un fott&*^#* terno al lotto. Soluzione: pregare il Buddha Gigante.

Detto questo, il mio secondo viaggio in Jap é stato divertente al massimo come il precedente, perché, paesaggi incredibili a parte, gli autoctoni sono TROPPO fuori dal nostro mondo per non essere continuamente motivo di sfolgorante sbalordimento.
Parte il treno alla stazione. Il bigliettaio si inchina profondamente ringraziando ad alta voce e non rialza la testa finché tutto il convoglio non é defluito.
Sul treno passa il tipo/la tipa che spinge il carrellino di cibi e bavande. Al termine di ogni vagone, frena il carrellino e si inchina profondamente verso i passeggeri (ringraziando, ovvio, anche se non ha venduto nulla) prima di proseguire.
La disoccupazione in Jap non esiste, evidentemente. All’arrivo in stazione dello Shinkansen, l’apposito addetto ruota TUTTI i sedili del treno nella direzione di marcia successiva. Cioé c’é un tizio pagato appositamente per girare i sedili del treno. Se nasco un’altra volta voglio assolutamente fare questo mestiere.
Per mimare “no”, fanno il gesto che usiamo noi per dire “ma sei scemo?”, sventagliando una mano davanti alla faccia (Metá – che notoriamente é un suscettibile permaloso – si é mortalmente offeso la prima volta che un controllore gli ha risposto cosí alla domanda “Do you speak english?”), oppure ancora meglio, fanno una “X” incrociando le braccia (in atteggiamento “Goku Super Saiyan” o “Fulmine di Pegasus”).
L’armadio dei Jap é sapientemente fornito di vestiti assurdi; le Jap (temperature esterne variabili dai -11˚ ai + 3˚ C) indossano striminze minigonne – la maggioranza – spesso senza collant ma con scaldamuscoli modello “donna delle nevi”, oppure pantaloni – la minoranza – ma con paperine senza calze (abbigliamento mio: calzamaglia “Capo Nord”, pantaloni di velluto, doppia calza da ghiacciaio, scarponcini da trekking, canotta, maglia maniche lunghe, coprispalle in lana, manicotti di lana, altro maglione di lana, piumino, scialle, sciarpa, berretto, triplo guanto e a Nikko GELAVO); i Jap tristi completi “impiegato”, blu o neri, con cravatte che gridano vendetta al cospetto del Buddha Gigante.
Mitici i pendagli da cellulare che spesso pesano piú del cellulare. Mitiche la gambe stortissime e i denti miscelati a caso. Mitici i nerd galvanizzati nelle mangherie pornazze ad Akiba. Mitico il silenzio che regna su tutto nonostante l’oggettivo casino. Mitici i tempietti che sorgono come funghi fra un grattacielo e l’altro. Mitiche le donne in kimono tradizionale e cellulare ipertechno alla mano. Mitiche la sale Pachinko dal casino surreale. Mitico il té verde al sapore di prato e/o di tonno in scatola.
E spezziamo una lancia, i Jap sono fuori dal mondo anche per quanto riguarda l’inestimabile gentilezza; all’arrivo, un tizio qualunque che passava di lí ci ha visti spersi con la mappa dell’hotel in mano e spontaneamente si é offerto di aiutarci, accompagnandoci personalmente fin sulla porta, senza per questo rubarci né i bagagli né i portafogli.

Il resoconto completo su: http://turistipercaso.it/tokyo/61119/dieci-giorni-fra-tokyo-e-dintorni.html
Foto su: http://good-times.webshots.com/album/556425231pUoYpb

mercoledì 8 settembre 2010

Alberta&British Columbia - No rush...

Chi come me è innamorato di “La Febbre dell’Oro” di Chaplin, in un posto come Stewart avrebbe raggiunto il Nirvana. Il drugstore, una panetteria/dolceria, un caffè, l’imperdibile museo del tostapane (!), il Ripley Creek Inn in legno scricchiolante, il liquor store e un’unica strada centrale su cui tutto questo si affaccia. E per lo meno questa è asfaltata. Il paese gemello in Alaska, Hyder, ha ancora lo sterrato. Fantastico.
Stewart e Hyder sono state il top, il culmine assoluto, l’apoteosi dello spettacolare viaggio in Alberta e British Columbia di quest’estate, viaggio fatto di paesaggi dall’incredibile bellezza finora solo agognati sospirando su una foto.
Tutto il resoconto – per altro noiosissimo – giorno per giorno si trova sul sito di turistipercaso (http://turistipercaso.it/canada/59675/alberta-e-bc-20-giorni-into-the-wild.html), mentre alcune foto sono in http://community.webshots.com/user/chisky ...ma una cosa vorrei invece raccontare qui...la sensazione atavica di PANICO inteso come MERAVIGLIA misto a TERRORE di fronte a certi spettacoli della Natura. Come la prima volta che ho visto un’eclissi totale, ad esempio. La sensazione “sono fottuto” come primo, irrazionale pensiero che attraversa la testa, ma è un “sono fottuto ma muoio alla grande” col cuore che scoppia per lo stupore di aver visto qualcosa di troppo grande per i nostri occhi e per i sensi che fino a quel momento non avevamo allenato a percepire la Grandezza Assoluta. Prima di arrivare a Stewart...guidavo io...svolto una curva e...BAM...il cuore si ferma...una lingua di ghiaccio ENORME, di fronte a noi, che scendeva a un pelo dalla strada e formava un lago dall’inquietante color caffelatte che il vento corrugava sospingendo le onde verso di noi. “Sono fottuta”. Quando ho ripreso a respirare mi son accorta di aver fermato la macchina e di essere scesa cercando – e non è un modo di dire – di credere ai miei occhi. Non avevo mai visto una massa di ghiaccio di quella portata a due passi, senza preavviso, e sí che la Lonely avvertiva che il Bear Glacier scendeva fino a livello della strada. La forma tortuosa che si snodava dalla montagna lo rendeva dinamico, sembrava una colata azzurra in movimento pronta a sommergere il lago e a colmare in una frazione di secondo il piccolissimo divario che restava fra la riva e la nostra macchina. “Sono fottuta ma muoio alla grande”.
E poi...vi è mai successo di guardare qualcosa con i vostri veri occhi e di fissarlo come un’ebete pensando di vederlo comunque attraverso uno schermo? Cioè di avere la sensazione di non essere lí davvero perchè, di nuovo, lo spettacolo a cui state assistendo è troppo per i vostri neuroni oltremodo provati dal grande fratello? A me è successo con gli orsi, dal primo, beccato per caso mentre ci attraversava la strada, all’ultimo, che nuotava placido nel fiume pescando a zampate qua e lá un salmone distratto. E guardandoli attraverso l’occhio della macchina fotografica la sensazione peggiora. Inquadri, scatti, guardi la foto sul display, fa schifo, la cancelli, inquadri di nuovo, scatti di nuovo, guardi la foto, la ritieni accettabile, inquadri di nuovo...e alla fine, quando ti imponi di osservare il grizzly con i tuoi veri occhi e di piantarla lí con ste foto che tanto stai facendo di merda perchè sei un’idiota e non ti sei portata il 400 mm, ti sembra di guardare Superquark (ahimè senza Alberto), puntata plantigradi. E poi l’orso si allontana e tu non ti rendi neanche conto di averlo visto davvero. Ma una cosa invece ho SENTITO, meno male che gli altri sensi riescono a sopperire, e questa la ricorderò finchè campo semplicemente chiudendo gli occhi. C’è stato un istante, uno solo, in cui la grizzla con tanto di cucciolo mi ha FISSATA. Ed eravamo talmente vicine (io me ne stavo bella tranqua sulla passerella in alto, no risk) che ho sentito il suo respiro. Come quella volta che ero talmente vicina a un delfino da sentire il suono dallo sfiato quando è emerso dall’acqua scivolandomi accanto. Ecco, anche solo per questi suoni, e queste frazioni di secondo senza tempo, è valsa la pena andare in quell’angolo sperduto di mondo.
Mi piacerebbe RICORDARE tutto questo quando il casino della quotidianitá si fará stressante e/o quando mi lamenterò per cazzate come mio solito. Buoni propositi per l’anno “nuovo”...

"...I am here in the essence of Nature. So until we meet again, live life to its fullest for we are here but a little while."

sabato 5 giugno 2010

100 anni!

Ganza idea della TITTI :-) di festeggiare i 100 anni del trenino del Bernina, appunto, prendendolo. In splendida forma, molto Sex&the Canton Ticino (ma STRANAMENTE nessun pubblico applauso di elvetici maschi al nostro arrivo), noi 4 amichette prendiamo la macchina fino a Lugano, 2 ore esatte, ci fermiamo in hotel qui una notte in una quadrupla bella casinosa che si affaccia sulla via principale (sono l'unica che riesce a dormire, abituata a via Borgaro...ma spettacolari i proprietari che ci fanno tenere aggratis l'auto nel posteggio dell'hotel per 2 giorni...fantastico), bus il giorno dopo fino a Tirano, 3 ore, trenino fino a St.Moritz, 2 ore, hotel a St.Moritz e ritorno in maniera esattamente simmetrica il giorno dopo ancora. Una divertente zingarata, 3 giorni in tutto, intervallata qua e là da colossali mangiate, come se non fossero bastati i wurstel berlinesi. Il colesterolo ringrazia :-P ...ma vuoi dire di no ai pizzoccheri allo straburro proprio in Valtellina? No di certo.
Le città di sosta, Lugano e St.Moritz non valgono assolutamente il viaggio; belli i lungolago nei dintorni dei quali passeggiare (ginocchio berlinese permettendo!) ma assurdamente piene di negozi griffati che neanche via Roma. Squallido. La montagna, per me, è ben altro. Sembrano carucci invece i paesielli sul lago di Lugano tipo Gandria (che comunque è in Italia, vorrei specificare), visto beatamente dal traghetto in pieno relax e poi il giorno successivo coi capelli dritti nel delirio della strettissima strada a doppio senso in cui il nostro enorme bus ne ha incrociato un altro. Menzione d'onore al guidatore del bus, un omone grande e grosso dalla gentilezza altrettanto esuberante: mega sconto sui biglietti, informazioni stradali utilissime per il ritorno (ci ha consentito di evitare il casino attorno a Milano passando da Varese), nervi d'acciaio nell'affrontare il macello caotico del traffico nelle strettoie.
Spettacolare invece, il percorso del trenino - prezzo a parte, i 12 euro che speravamo di spendere erano solo la prenotazione, in realtà A/R costava 42 euro a cranio - che a Tirano attraversa impunemente la strada senza barriere di nessun tipo, come fosse un semplice tram, poi comincia a salire attraverso pinete il cui verde apre il cuore, fino a raggiungere i 2400 metri di fronte a montagne e laghi ancora coperti di neve, ghiacciai immacolati e squarci di azzurro attraverso le nubi.
Compagnia spettacolare anche se, Paolè, Jean-Philippe Van Damme non te lo approvo per niente, Dany, c'hai provato a fare la microragna e a non darmi i soldi giusti ma tanto so dove abiti e TITTI, la prossima volta più umile, più sottomessa, che altrimenti non ti facciamo più dormire con noi e mangiare al nostro desco.
Ah, fra l'altro, GRAZIE del libro! :-)

giovedì 3 giugno 2010

You are leaving the american sector!

...recita il cartellone al Checkpoint Charlie, dove fino alla caduta del Muro si trovava il passaggio che collegava il settore di occupazione sovietico con quello americano quando Berlino era ancora divisa in due. Un posto reso molto turistico dai figuranti in divisa che pretendono 1 euro a persona a foto e dai mille baracchini che vendono cappelli di staliniana pelliccia e stellette sovietiche made in Taiwan ("original stamp" ci dice uno, ma certo, senti, almeno taci e non insultare la mia intelligenza da turista bovaro che ci tengo), ma che conserva comunque un certo fascino storico.
Prima tappa della zingarata di 3 giorni a Berlino con il Delfino (Luce dei Miei Occhi per gli amici), lasciamo il Checkpoint per dirigerci a piedi verso il Museo dell'Ebraismo, uno dei musei più eclettici e strutturalmente originali che abbia mai avuto il piacere di visitare. Ha una forma a zigzag che dovrebbe rappresentare il percorso tortuoso della storia ebraica e finestre simili a ferite nei muri di zinco. Uno dei corridoi del piano terra, chiamato "percorso dei lager", finisce in una torre altissima, vuota, buia, da cui si sentono soltanto i rumori del traffico all'esterno che rimbombano e riesce a dare un bel senso di angoscia claustrofobica. Il giardino di monoliti granitici all'esterno non è su un unico piano e così pure le pareti dei blocchi sono inclinate; io e il Delfino abbiamo dovuto spesso appoggiarci perchè la nausea da mal di mare stava avendo la meglio, il senso di equilibrio era decisamente alterato.
Di nuovo a piedi, raggiungiamo la via principale, la Unter den Linden, dove inauguriamo il primo dei molteplici curry wurst ("uao, chissà cosa sarà!", beh, è un wurstel con su del curry, geniale nella sua semplicità) e la prima delle molteplici Becks Lemon, dal gusto divinamente artificiale.
Quindi attraverso la Porta di Brandeburgo, perchè non fare un salto - sempre a piedi - allo Zoo di Berlino a vedere Knut, passando per il Parlamento e per il Tiergarten, 167 fior di ettari di parco cittadino? Idea geniale, ginocchio destro cimito, spero sia recuperabile e che non lo debbano amputare. Meno male che ha cominciato a farmi male solo in discesa, altrimenti avrei passato 3 giorni in hotel. Hotel mitico, fra l'altro, scelto per botta di culo da Delfino a due passi da Hackescher Markt, con i suoi cortili liberty spettacolari, pieni di negozietti, atelier e angoli bucolici, davvero piacevoli da visitare.
Altre ganzate berlinesi, per farla breve: l'East Side Gallery, i resti del Muro diventato una galleria a cielo aperto e dipinto da meravigliosi murales, le rilassanti spiaggette lungo la Sprea dove sedersi su una sdraio sorseggiando una birra (credo la 6-7a della giornata, eh vabbè, ma vado in Germania, posso mica bere acqua, no?), il Memoriale agli ebrei morti nei lager, 2700 monoliti di granito nero, a diverse altezze, con luci e ombre nette che danno un'idea della vastità della strage impressionante, la splendida trasparente cupola del Parlamento (coda micidiale a parte per salire perchè ti controllano anche i peli del &%&), l'elefantino dello Zoo alle prese con un ramoscello, un secondo curry wurst dalle dimensioni elefantiache, appunto, il parco immenso di Charlottenburg, gli assaggi di birra artigianale in un pub vicino al castello, la porta di Isthar al Pergamon Museum, pazzesca, il divertente Sea Life che ha anche una vasca cilindrica alta 16 metri nella quale passa un ascensore (la colonna si trova nella hall del Radisson hotel, inutile dire che sono riuscita a farmi ciufire 11 euro per un drink per stare lì a rimirarla dall'esterno la prima sera, però è troppo bella e dall'interno i pesci sembrano volare nelle stanze dell'hotel!) e - dulcis in fundo, l'angolo techno - il Sony Center in Potsdamer Platz. Spettacolare il soffitto a vela con tiranti d'acciaio a imbuto spazio-temporale che di notte cambiano colore...e qui si trova anche l'IMAX theatre (c'è anche in Bangladesh, l'unico posto che non ce l'ha è l'Italia. No comment) che OVVIAMENTE non ho potuto trattenermi dal visitare, essendo per di più proiettato un 3D sulla vita begli oceani. MERAVIGLIA. Questo è quello che chiamo 3D (Avatar, su&"%&!!!)!!!!!
Unico pacco: la torre della televisione, DICIASSETTE EUROOOOOO per salire e scoprire che dai vetri sporchi si vedeva malissimo e che comunque Berlino è una città molto buia, con tantissimi spazi vuoti (i parchi) e quindi, da questo punto di vista, poco interessante.
Chicca: sono riuscita a chiedere "wasser, s'il vous plait" al bar dell'aeroporto, questo è il grandissimo problema di chi, come me, padroneggia perfettamente troppe lingue. Swicciare diventa difficile.
Appena scrivo per bene il resoconto su turistipercaso, pubblico il link qui.

http://turistipercaso.it/berlino/58554/3-giorni-a-berlino.html

giovedì 18 marzo 2010

MITICA ZINGARATA Brux&Antwerpen!!!

Due mesi fa circa la Paoletta, per la serie “chi ha pane non ha denti”, mi fa: “Miiii che palle, devo andare ad Anversa a un convegno, non ho voglia, ma perchè ho detto che sarei andata e bla e bla”...scatta entusiasta&spontaneo il mio “Ma...e se ti accompagnassi?” cosi come scatta il suo pipparolo (vedi post “Le pippe”) “Miiiiii, ma ti annoieresti, io sono al convegno tutto il giorno, tu dovresti stare da sola...”...come se per me fosse mai stato un problema godermi estatica una città nuova con i suoi odori da sola, gironzando a testa alta e sorriso ebete stampato in faccia, fotografando a raffica tutta la ruggine sulle ringhiere che incontro on the way (sono malata?), appiccicandomi sbavante alle vetrine dei maitre chocolatiers belgi, gustandomi un litro di Grimbergen con pollo al curry dopo essermi detta “Ma no, dai, prendo solo un panino e una coca se no poi sai il colesterolo”, visitando il Museo Magritte – sempre siano lodati gli imperi delle luci – ambientato splendidamente a due passi dal palazzo reale, ridacchiando imbarazzata alla vista del pistolino del Manneken Pis, gaudendo alla vista dell'Atomium e del look star wars delle scale mobili interne, comprando magliette tamarre per fra&Metà e calamite per la cappa ancora peggio, prendendo il 63 dalla parte esattamente opposta a quella che mi serviva e accorgendomene al capolinea, slappandomi una belgaufre 'o sciocolà seduta su un gradino nella Grand Place, sfoggiando il mio perfetto mix vinchiese-francoanglofono (bongiur, fenkiu, me ui, parlapà), magnandomi un paio di kg di cozze al curry con altra birra, bevendomi un’altra birra ancora (proprio un’altra, non quella di prima) con la Clo che mi ha fatto da guida nei quartieri meno turistici – splendidi, gara con Lisbona mia – e facendomi vedere come solo lei sa fare i suoi negozi preferiti, le sue case preferite, le sue piazzette preferite, i suoi locali preferiti come se fosse nata li e invece ci abita da neanche un anno.
Eh sí, Paoletta, diciamocelo, è stata davvero durissima...uff...che fatica. E anche costosetto come viaggio, visto che HO VOLATO A SCROCCO...ne sai qualcosa????
Comunque, risultato della zingarata: io e la Paoletta di cui sopra, assurdamente malate di viaggi (intesi come metafore di vita e non, vedi post “Le pippe”) e soprattutto di bevute&magnate autoctone, intendiamo tornare al piú presto a scroccare un tetto, un letto, la colazione, il bagno e la compagnia di Clo, includendo stavolta anche Bruges e Liegi che devono essere carucce invero.
Appena ho un sec scrivo per bene il resoconto del viaggio su turistipercaso.it, pubblico le meno peggio foto su webshots e metto i link qui.
Nota conclusiva...sfatiamo il mito che Brux sia una città anonima. Coloratissima - non foss'altro che per le cioccolaterie/biscotterie ovunque, viva gli Speculos! - vivace, artistica, liberty&bella, godereccia. Visitare per credere!
Nota straconclusiva...devo aver messo su 2 kg in 2 giorni :-P

http://turistipercaso.it/belgio/57509/bruxelles-amp-anversa-in-2-giorni.html
http://travel.webshots.com/album/577159441oiQDcz
http://click.e.tripadvisor.com/?qs=d07dd432ebb5edf5b3f2353af57d122203bed8f0bb4a8f44537108c44ca2c04fedca00415d312f4c

lunedì 1 marzo 2010

Il senso di Diego per la Neve ;-)

Battezzato "il Guru" durante il we rupestre per alcune perle di saggezza che ha saputo lanciare al gruppo (talmente perle che da sobria non rieso piu' a ricordarne una!), Sandrino detto Diego o Diego detto Sandrino ha esordito ieri mattina con "No, ma oggi non nevica...". Risultato: una TORMENTA di neve che ci accompagnati durante tutta la discesa dal Selleries alla macchina lasciata a valle. Sto scherzando, scusa Diego, ti prendo un po' in giro...!!!! ;-))))

In realta' questo post vuole celebrare l'unita' spettacolare che si e' creata in un gruppo misto di gente che finora si era solo limitata a sfiorarsi ogni tanto per puro caso. Uniti dalla FATICA ASSURDA patita per arrivare al rifugio Selleries a suon di ciaspole ("1 ora e 3 quarti al massimo" dice la guida alla partenza, ma che simpa. "No, nessuna salita impegnativa", "Manca solo piu' mezz'ora, tranquilli". Inutile dire che ERA TUTTO FALSO! :-D), io, la Meta', Paoletta, la Stefy Danzante e il Guru, siamo diventati una forza compatta contro le avversita' della Natura che ci voleva cibo per lupi dopo la prima salita. Grandiosa armonia collettiva, sicuramente pompata dai 2 litri di vino di sabato sera :-) e assaporata con il te' caldo bevuto dal thermos a mo' di grolla dell'amicizia.
Arriviamo alla meta dopo 2 ore e mezza abbondanti (ultimi su un gruppo di 43, ci tengo orgogliosa a sottolinearlo), ma il patimento e' subito compensato dalla vista della location: impatto visivo grandioso quando, sbucati dall'ultima (stavolta davvero) curva, vediamo il rifugio illuminato sotto una fitta nevicata e in una conca circondata da montagne pazzesche. Caloroso - in tutti i sensi - benevenuto dei gestori, Massimo e Sylvie (l'ottima cuoca!) che ci accompagnano subito nella nostra stanza al secondo piano, dove scopriamo di averla tutta a nostra disposizione con il bagno - con DOCCIA! Mai fu piu' gradita! - altrettanto riservato a noi soli. Scesi per cena, gustiamo l'ottima cucina del posto in un ambiente caloroso e goliardico: un tagliere misto di lonza con salsa tonnata, vol-au-vent ai funghi, sformato di carote, zuppa di verza e fontina e poi - meraviglia - polenta concia e normale alle quali abbinare salsiccia al sugo, IDILLIACA fonduta di gorgonzola e cervo al cioccolato (UNICO!). Un buon vino rosso e liquori locali hanno completato questa cena incredibilmente ricca di atmosfera. I proprietari e i camerieri meritano una menzione d'onore per la cortesia dimostrata, davvero mitici!!!
E poi diciamocelo: ma che figata e' dormire in rifugio, nei letti a castello, dopo una magnata colossale, con persone con le quali sei in sintonia perfetta, mentre fuori imperversa la tormenta che imbianca tutto il paesaggio fino a che la terra inizia a confondersi col cielo?
E' una di quelle sensazioni che io chiamo "primarie", molto panteiste, molto Avatar ;-)

sabato 9 gennaio 2010

Parliamo di città con fascino...

...ISTANBUL!!! ...e mettiamo molti km fra noi e Fussen, tzè :-P
Beh, per soppiantare Lisbona e il suo decadente fascino diroccato dal mio cuore, neanche Istanbul è bastata...ma ci è andata molto vicina. Dovrei assolutamente tornarci in primavera e vederla sotto un'altra luce, con altri colori e magari con meno stanchezza in corpo.
Una visita per tutte: la Cisterna Basilica. Spettacolare. Per noi appassionati di Tomb Raider e Lara Croft al seguito è un sogno realizzato! Le luci che rasentano le colonne sono puro incanto, i pesci enormi che nuotano nel rosso dell'acqua come fantasmi, le teste delle meduse inquietanti...da sola vale il viaggio. Seconda bellissima tappa, la Moschea Blu, anche se devi toglierti le scarpe e tu, donna impura, coprirti la testa (grrrrrrrrr, reprimo la mia ira femminista ed entro...e ne vale la pena, è splendida, anche se vedere la trsitissima zona della preghiera per le donne, segregata in un angolo dietro a un paravento, è uno spettacolo deprimente). Chiaro che andare a Istanbul per la prima volta e non visitare Aya Sofia e Topkapi fa specie...ma davvero, la prima non vale assolutamente le 20 lire turche della visita (spoglia e in restauro, niente di che...), il secondo è tranquillamente skippabile in caso di tempi ristretti (solo l'harem è notevole, più che altro se si pensa a cosa non hanno visto quelle pareti!). Molto meglio privilegiare zone come il ponte di Galata e la sua torre, e il porto, davvero caratteristico con tutti quei pescatori e i baracchini che grigliano pesce in continuazione...e i Bazar, labirinti incredibili, spettacoli unici di colori, odori e rumori. Cinque sensi in estasi! Kebab a raffica e tè alla mela (assuefazione) sempre e dovunque completano l'opera.

Neuschwanstein: se PROPRIO passate di qui...

...si può fare un salto a visitarlo, ma proprio proprio se siete inseguiti dall'FBI e dovete disperdere le vostre tracce in mezzo alle orde di turisti felici di spendere 9 euro per vedere sta PACCHIANATA ASSURDA, diciamocelo.
Vedete la foto qui di fianco? Bene, d'inverno scordatevela. Freddo fott&%$** a parte, l'immagine classica che si ha del castello, stagliato su sfondo di meravigliosi alberi colorati in autunno e verdissimi d'estate, viene completamente disillusa da pietre grigio-bianche su montagne grigio-bianche...anche l'effetto scenografico della posizione, l'unica cosa a parer mio che valga una visita anche solo dall'esterno, va perso. Gli interni sono a dir poco stucchevoli e leziosi e ovunque permane, secondo me, il senso di finto gesso che si può trovare a Eurodisney nel castello della Bella Addormentata...e almeno lì trovi Paperino che ti solleva un pò il morale.
Sembra essere stato ridipinto e arredato (male, per altro, Ludwig e il buon gusto andavano decisamente da parti opposte) pochi giorni fa. E la cosa assurda è che ovunque campeggiano plateali cartelli che invitano a non toccare nulla, le colonne e le tende ad altezza uomo sono rivestite di plexiglass affinchè tu, turista dalle mani unte di pretzel che hai appena pagato 9 ignobili euro per vedere sta roba, non possa rovinare la sacralità del luogo. Oltretutto la visita è SOLO guidata (la nostra guida era una ragazza davvero simpa, che anzichè dire qualcosa tipo "signori, prego, da questa parte", masticava solo un "ANDIAMO!", urlato in perfetto stile gestapo), vuoi mai che tu, turista di cui sopra, possa perderti nei meandri di Eurodisney toccando i preziosi candelabri pacchianamente intagliati a cigni, cinghiali e puttini alati. Mamma mia. Se penso ai castelli della Loira, innanzitutto MOLTO più affascinanti (basti pensare a Chenonceau), dove ci si poteva muovere a proprio piacimento senza essere costretti a tenere un auricolare al collo o un SS sul groppone, o a Obidos, in Portogallo, dove si poteva addirittura camminare sulla cerchia muraria completa...mi vien da piangere. L'interessantissima visita, che comunque comprende solo poche stanze (il re era morto prima del completamento, aveva potuto fare meno danni del previsto) e che non passa neanche per il cortile da cui, se non altro, si sarebbe potuto avere un'altra prospettiva del castello, dura una 50ina di minuti. Da non fare l'errore tattico di spendere altri 9 euro per andare a visitare il castello basso, Hohenschwangau, ancora più pacchiano, e la cui visita dura appena mezz'ora.
Totalmente inutile farsi 6 ore buone di macchina e vignette varie per andare appositamente a vedere ste cruccate ignobili...se le tenGHIno pure e ci mettINo tutto il plexiglass che vogliono. W il castello di Racconigi!

domenica 6 dicembre 2009

Quando le mura parlano...

Ieri sera MITICA serata di balli occitani al Forte di Fenestrelle! :-) Come spesso avviene in queste occasioni, atmosfera magicamente conviviale con persone mai viste&conosciute prima che trascinano e coinvolgono nel ballo tentando anche (nel mio caso inutilmente) di insegnare con infinita pazienza almeno i passi base...sono molto ripetitivi, dovrei memorizzarli dopo un pò...e invece quando finisce la musica io ho appena capito che PRIMA si fanno due passi avanti e POI uno indietro (tristezza :-P).

COMUNQUE: vorrei solo cogliere l'occasione per ricordare cosa hanno visto e sentito quelle mura molto tempo prima di risuonare di splendida musica occitana e di risate.

La storia testimonia che il forte non è mai stato teatro di battaglie ma utilizzato come campo di concentramento. Difatti, oggi da più parti, si ricorda il periodo (dal 1860 al 1870) in cui la fortezza divenne un campo di concentramento in cui furono deportati circa 24.000 meridionali che si opposero all'unità operata con dalle truppe piemontesi. Gli internati erano soprattutto poveri contadini, soldati borbonici e papalini.
Recenti ricerche sottolineano le pessime condizioni in cui nel 1861 questi militari furono «ospitati» a Fenestrelle: "laceri e poco nutriti era usuale vederli appoggiati a ridosso dei muraglioni, nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali, ricordando forse con nostalgia il caldo di altri climi mediterranei."
È noto un tentativo di ribellione ideato dai reclusi, piano sventato quasi per caso dalle autorità piemontesi. Si tratta della rivolta del 22 agosto del 1861 per impadronirsi della fortezza, ma fu scoperta in tempo ed il tentativo ebbe come solo risultato l'inasprimento delle pene (i più costretti con palle al piede da 16 chili, ceppi e catene).
Rari sono i casi di liberazione per proscioglimento della condanna. La liberazione avveniva perlopiù solo con la morte ed i corpi venivano disciolti nella calce viva collocata in una grande vasca situata nel retro della chiesa (che sorgeva all'ingresso del Forte). Una morte senza onore, senza tombe, senza lapidi e senza ricordo, affinché non restassero tracce dei misfatti compiuti. Ancora oggi, entrando a Fenestrelle, su un muro è ancora visibile l'iscrizione: "Ognuno vale non in quanto è ma in quanto produce" (ricorda molto la scritta dei lager nazisti).


...e diciamolo...questi episodi DEGRADANTI e INUMANI della "gloriosa" Unità d'Italia, difficilmente compaiono sui libri di storia o vengono insegnati.

martedì 1 dicembre 2009

MADAGASCAR!!!!!!!

Uhm...no, forse e' eccessivo dire "sono stata in Madagascr quest'estate!"...perche' in realta' era un'isoletta a nord ovest della principale, Nosy Be, e il viaggio e' stato tutto fuorche' un fai-da-te (e il bello e' che nel mio profilo personale ho appena fatto la sborona descrivendo quanto son figa nel mio stile lara-croft-terre-selvagge-no-alpitour :-D).
Per info su questo viaggio:


...e poi dal prossimo (che spero sia Istambul nelle vacanze di Natale) inziero' a scrivere direttamente su questo blog.

P.S. Mannaggia come vorrei ricordarmi nei dettagli il tour del Portogallo di 3 estati fa! Uno dei viaggi piu' belli della mia vita che varrebbe davvero la pena raccontare...