
Carlotta, la donna soldato da lui immortalata sorridente il giorno prima che cadesse in un agguato, dona Cartagina, la vecchietta che si incaponiva a rifargli la stanza all'hotel Tivoli di Luanda nonostante la città fosse ormai disabitata e sotto assedio, il comandante Farrusco, il presidente Neto, dom Silva e sua moglie Esmeralda, Felix, Oscar, Ruiz il pilota, sono ritratti vividissimi e vitali, personaggi straordinari e coinvolti ognuno a suo modo in questa guerra che per altro si trascina ancora ai giorni nostri fra alterne vicende.
Le atmosfere e i paesaggi che Kapuscinski ha saputo ricreare sulla carta, sono Africa purissima. I posti di blocco in mezzo al nulla dove si rischia la vita con il saluto sbagliato, le ore interminabili passate sotto il sole aspettando una decisione del capo-clan, la polvere del deserto, la giungla madida di umidità, le baracche di latta e le ville abbandonate dai portoghesi in fuga, la curiosità di quelli a cui raccontava della lontana Polonia, la città di Luanda che piano piano si spopola rimanendo senz'acqua e senza elettricità. La descrizione dei portoghesi che imballano tutti i loro averi in enormi casse di legno, è splendida e onirica; sembra quasi di vedere questa "città di legno" che si popola mentre la "città in muratura" si svuota...commercianti, poliziotti, vigili del fuoco, spazzini, fornai, artigiani, postini...e alla fine anche i cani abbandonano la capitale al suo destino. Una lettura che non tratta certo argomenti spassosi, ma che scorre via piacevolissima per l'incredibile capacità di Kapuscinski di riuscire a descrivere e a trasmettere la SPERANZA, quel tenue barlume di umanità, amicizia, cameratismo che permette di sopravvivere anche alle peggiori avversità.
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