“Ingenuo” é l’aggettivo che secondo me piú si adatta a questo romanzo di Giorgio Ballario che ho comprato sulla scia dell’entusiasmo per “Il Volo della Cicala” (e ovviamente per non farmi mancare nulla, ho anche giá preso il successivo! Speriamo sia migliore...). Mi ha ricordato moltissimo i romanzi della Baltaro buonanima che avevo letto in serie prima di stufarmi per l’eccessivo perbenismo borghese che li permeava. Va bene che non tutti i polizieschi devono essere necessariamente splatter e violenti, peró neanche sempre arredati come il salotto buono di una madamina torinese. Vero anche che nell’epoca storica raffigurata – gli esordi del fascismo e la prossimitá della seconda Guerra Mondiale – i rapporti interpersonali, i dialoghi, le discussioni erano sicuramente piú formali che non ora, ma leggendo questi romanzi ho avuto l’impressione che qualcosa di dolciastro e appiccicaticcio mi colasse addosso, cosa che invece non mi era assolutamente capitata con De Angelis, ad esempio, che tratta piú o meno lo stesso periodo e per di piú vivendoci.
Mi rendo conto che la sensazione di fastidio maggiore sia derivata dall’uso smodato di frasi in torinese, dialetto che detesto, ma anche i personaggi trovo siano stati tagliati con l’accetta, le (rare) scene d’azione poco coinvolgenti, i paesaggi africani descritti quasi monotoni. Una buona idea é invece stata l’ambientare il tutto in Eritrea e rifilare qua e lá al lettore qualche notizia storica mascherata nella narrazione.
Forse piú ancora del dialetto turineis, comunque, odio profondamente il font 16 dell’Editrice Angolo Manzoni!
[Ref. post http://kifreewheel.blogspot.com/2010/12/il-volo-della-cicala.html]
Falquo
11 anni fa
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