martedì 22 marzo 2011

Rossoamaro

Secondo romanzo di Bruno Morchio su cui ho messo le mani e che ho avuto di nuovo il piacere di apprezzare parecchio, sia per la scrittura spigliata, sia, soprattutto, per il cervellotico intrigo di base. Il romanzo, che comincia dov'era terminato il precedente (http://kifreewheel.blogspot.com/2011/02/le-cose-che-non-ti-ho-detto.html), alterna capitoli che si dipanano nel presente - fin troppo attuale - narrando la nuova indagine di Bacci Pagano, ad altri che si svolgono invece nella Sestri del 1944, quando il paese era in mano al regime nazifascista, terrorizzata dai repentini bombardamenti angloamericani e oppressa da un'atmosfera di reciproco sospetto. I partigiani colpivano i tedeschi e giustiziavano le loro spie italiane talvolta anche a sproposito, tale era la paura di essere denunciati, catturati e di sparire per sempre in un treno diretto verso i lager.
Gli episodi raccontati nel romanzo sono realmente accaduti, spiega il Morchio nella postfazione (ad esempio l'attentato al cinema Odeon, 15 maggio 1944, e la rappresaglia tedesca che ne seguì, 59 persone trucidate senza processo, i famosi "martiri del Turchino"), così come molti dei partigiani citati hanno combattuto davvero il regime in quel periodo; l'invenzione, intrigante e coinvolgente, riguarda invece la protagonista, Tilde, diciannovenne staffetta dei partigiani che sacrifica la propria giovinezza e quell'avanzo di spensieratezza adolescenziale ormai compromesso dalla guerra, per diventare l'amante di un ufficiale tedesco a cui carpire informazioni vitali per la Resistenza. La sua storia e l'indagine di Pagano si intrecciano alla fine del romanzo in un colpo di scena che mi ha lasciata davvero stupefatta. Bello, non me lo aspettavo!

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