Questo romanzo di Ballario, leggermente meno irritante e ingenuotto del precedente (http://kifreewheel.blogspot.com/2011/03/morire-e-un-attimo.html), non credo che comunque si possa definire "avvincente".
Al solito accurata e interessante l'ambientazione storica della Somalia in piena espansione fascista, banalizzata però da personaggi che ho trovato privi di mordente e di fascino, protagonista incluso. Il maggiore Morosini che, per carità, ostenterà anche doti investigative notevoli abbinate a umane insicurezze (e sono caratteristiche che amo trovare in un personaggio...quanto detesto i supereroi senza macchia e senza paura alla Clive Cussler, per fare un esempio!), secondo me è un pò - come dire - buttato sulla carta, quasi solo a dare un "volto" al capo dell'indagine, ma non possiede uno spessore tale da renderlo carismatico e accattivante a sufficienza...e idem dicasi per i suoi collaboratori più stretti, il fastidioso parinotto Barbagallo e il poliziotto eritreo Tesfaghì che parla come Mami di Via Col Vento. Il paragone con Montalbano, Augello e Fazio è impietoso.
Il libro, incentrato su una serie di delitti avvenuti a Mogadiscio e solo apparentemente non collegati fra loro, si lascia comunque leggere senza lasciare, stavolta, eccessivi strascichi di bigotto perbenismo borghese. Il Volo della Cicala resta imbattuto.
Falquo
11 anni fa
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