lunedì 21 febbraio 2011

A che Punto é la Donna Informata sui Fatti

Nella notte dei tempi (ero alle medie, sigh) mi ero gioiosamente ingurgitata tutti i romanzi di Fruttero&Lucentini che mi aveva prestato mia zia, fanatica lettrice della strepitosa coppia. In un momento di impanicato vuoto librario (avete presente quando si fa via Garibaldi, piazza Castello, via Roma e non si trova UN libro che ispiri anche solo lontanamente e a casa il comodino giace impolverato e coperto di soli sciroppi per la tosse? Ecco, questo é il vero panico...), decido di comprarli in massa e rileggerli, tanto non ricordo cos’ho mangiato ieri a cena, figuriamoci libri letti piú di 20 anni fa. E inizio da “A che Punto é la Nottte”.
Beh, chapeau, innanzitutto. Al fiume di cultura storico-religiosa che trasuda da queste pagine imbevute di torinesissimo grigiore squallido di periferia metropolitana e buio lugubre di vicoli contorti del centro storico. Quando si vede che un Autore non é un pennivendolo capitato per caso in libreria.
L’intricatissimo poliziesco ruota attorno all’omicidio di un prete spretato che si attorniava di strambi adepti seguaci della gnosi e del sacro pneuma...termini astrusi e mistici che poco per volta gli autori riescono a sviscerare spiegandoli al lettore attraverso gli incontri che il commissario Santamaria fa nel corso dell’indagine che, a un certo punto, si intreccia con quella di un poliziotto infiltrato negli ambienti mafiosi per poi riunirsi alla fine in un’unica, avvincente, conclusione...e sciapó doppio a chiunque sia riuscito a intuire in anticipo chi fosse l’assassino.
Santamaria (che riesce sempre a esercitare il suo fascino latino sulla protagonista di turno!) compare anche in “La Donna della Domenica”, in cui si narra l’omicidio di un architetto un pó squallido, un pó voyeur, un pó ladro di progetti altrui, a cui l’assassino – e anche qui...capire chi sia é davvero un’impresa – sfonda il cranio con un’arma particolarmente goliardica e decisamente adeguata al personaggio.
Donne Informate sui Fatti” (che é peró del solo Carlo Fruttero) é scritto con le voci alternate delle protagoniste femminili e donna é anche l’assassinata, un’ex-prostituta sposatasi poi a un riccastro della Torino-bene; originalissimo questo susseguirsi di capitoli narrati in prima persona dove uno stesso fatto viene ripreso sotto le diverse luci dei diversi occhi che lo osservano.
Tutte e tre le vicende di questi romanzi sono permeate da un umorismo intenso, molto sottile e assolutamente mai volgare, anche quando l’argomento tocca temi piú piccanti. I personaggi sono sempre grandiosamente piemontesi con tutto il loro indignato snobismo lasmesté verso i terroni (ma che tenerezza, gli anni ’70...adesso l’odio di torinesi da generazioni e tarun trapiantati si coalizza in ben altre direzioni...). Alcuni che personalmente ho amato alla follia ridendo alle lacrime: il boss Fiat che si presenta sul luogo d’indagine circondato dalla classica torma di leccaculo, l’appuntato Luigina Pietrobono e il suo spassosissimo modo di prendere appunti pressoché in tempo reale abbreviando le parole (“A che punto é la Notte”) e for ever l’americanista Bonetto (“This is the Balloon” resterá un mito!).

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