mercoledì 27 ottobre 2010

Brand New Day

La mia canzone preferita del momento! :-)


I've stayed in one place for too long
Gotta get on the run again
I saw the one thing that I want
Hell bent, get outta bed
I'm throwing rocks at your window
You're tying the bed sheets together
They say that we're dreaming too big
I say this town's too small.

Dream
Send me a sign
Turn back the clock
Give me some time
I need to break out
And make a new name
Let's open our eyes
To the brand new day
It's a brand new day!

I've taken hits like a brawler/ But I'm getting back up again/ And from the moment I saw her/ I was hell bent with heaven sent/ I'm throwing rocks at your window/ We're leaving this place together/ They say that we're flying too high/ Well, get used to looking up.

sabato 23 ottobre 2010

L'enigma del faraone Cattivissimo

Se speravo di rivedere un Quinto Elemento ambientato in Egitto, beh, son rimasta delusa. L'assoluto e inaspettato stupore che mi aveva galvanizzata con quel piccolo capolavoro di Besson anni fa (quanto AMO quando i pompatissimi attori americazzi non si prendono sul serio!), è drasticamente scemato guardando Adele e l'enigma del faraone che, intendiamoci, non è assolutamente un film ignobile...ma certo non arriva ai livelli di divertimento cosmico causati da Gary Oldman, splendida caricatura di cattivo, e Chris Tucker in stile gay-pride. E poi c'erano Milla e Ian Holm, ma non scherziamo...troppo bello, inarrivabile. In questo Enigma, tratto dall'omonimo fumetto francese, l'Egitto è solo la base di partenza per recuperare la mummia del medico personale del faraone - sapendo di poterla risvegliare - per sfruttarne le conoscenze scientifiche e guarire così la sorella che vegeta da 5 anni con uno spillone nel cranio per un incidente di tennis (Ele, vedi che e' uno sport pericoloso? ;-)). Come dice Guru Alessio, Adele non è Indiana Croft, nonostante la spavalderia e il coraggio spesso però dettato dalla forza della disperazione; la trama "archeologica" è, alla fin fine, inesistente e lei non ha certo il carisma di Lara, quanto piuttosto una buona dose di antipatia e di arroganza nel trattare con il prossimo.
Piacevole l'inizio del film in stile Amelie con le storie dei vari personaggi secondari che si intrecciano per dare il via alla vicenda principale, ma tutto sommato un fantasy che si può tranquillamente guardare a casa spaparanzati sul divano. Anzi.
Simpatico invece Cattivissimo Me, anche se come al solito dotato di un 3D pomposamente inutile. Siccome non si può pretendere che un cartone animato per bambini abbia chissà quale spessore, ci sta anche il fatto - scontato - che il Cattivissimo in realtà abbia un cuore e diventi un perfetto padre di 3 orfanelle a-do-ra-bi-li, disegnate per commuovere e intenerire come non succedeva dai tempi della bimba di Monsters&Co, quella che chiamava "gatto" il mostro blu peloso.
Mitici i complici scemi del Cattivissimo, a forma di crocchette, che passano il tempo a litigare e darsele di santa ragione, e il dottor Nefarius, sordo come una campana e troppo, troppo vecchio per poter essere ancora operativo al 100%.
Anche qui: non siamo certo a livello dell'Era Glaciale o di Madagascar 2...ma per un paio d'ore a ridere senza vedere morti ammazzati va benissimo.
Poscritto: coglierei inoltre l'occasione per spalare un pò di merda sul personale femminile che lavora alla birreria di Eataly...simpatiche come un cacciavite in un rene, cordiali e affabili come un gatto attaccato ai maroni. E si mangiasse poi chissà cosa. Invece con sta menata dell'eco-bio-km Zero c'è sempre e ovunque un affollamento incredibile attorno a questi bagarini dove sembra che tu sia lì solo per dare fastidio anzichè spalancare di continuo il portafogli come se avesse le coliche. Ma fottetevi. W Mc Donald's e il porchettaro lurido di corso Umbria!!!

La camera chiusa

Soporifera ennesima prova della premiata ditta svedese Sjowall&Wahloo, che propone un poliziesco lento e con pochissimi colpi di scena. E poi al solito continuo a confondere i nomi dei personaggi che si chiamano tutti con "sson" finale.
Due indagini che procedono in parallelo si scoprirà alla fine essere due fili della stessa matassa destinati a riunirsi in maniera ingarbugliata: il commissario Beck, messo dietro a una scrivania dopo la ferita che l'aveva quasi ucciso nel romanzo precedente, scopre lemme lemme la sua parte di verità ma non viene creduto, mentre il vero assassino finisce comunque in galera ma per una colpa che non ha commesso.
L'unica parte divertente e un pò movimentata è l'assalto mal riuscito a quello che si riteneva essere il covo dei banditi, a causa di una soffiata imprecisa: la polizia ne esce contusa e ferita nell'orgoglio in mezzo a lacrimogeni lanciati senza motivo e cani poliziotto infuriati che azzannano i loro stessi padroni.
Stupisce come sempre la descrizione della Svezia anni'70 che fanno i due autori. O in 30 anni le cose sono cambiate radicalmente o davvero non si capisce come un posto che sprizza indigenza, inquinamento e ingiustizie sociali da tutti i pori possa adesso godere di questa fama di stato perfetto e di paradiso naturale che si vagheggia per lo meno qui da noi. O forse ancora, noi siamo messi peggio.

venerdì 15 ottobre 2010

Ammoniti&Stegosauri

Amore non e' amore
che muta quando scopre mutamenti
o a separarsi e' incline
quando altri si separano.
Oh no, esso e' un faro irremovibile
che mira la tempesta
e mai ne viene scosso...
(W. Shakespeare)


Clo: ma che meraviglia! Siete una coppia magnifica!!!! E tu ti sei dichiarata?
Ki: no, no, io sono per la spontaneita', lo sai...o viene lui da me oppure nulla...magari chiama il mio vecchio relatore e gli chiede di me... "ma quella tua amica di ieri...." :-)
Clo: cosi' ti voglio! E poi aveva ragione mia nonna buon'anima, non bisogna correre dietro agli uomini, sono loro a correre dietro a te se sono interessati. Ah, quanto sono fiera di te.
Ki: ...sigh...pero' per il momento soffro terribilmente...ma sai che leggevo su un articolo vecchio di qualche anno che una volta nel deserto è stato aggredito e rapinato? Questa me l’ero persa...
Clo: ma cuore! Altro che avventura! Ma lui e' forte, coraggioso, per questo lo ami, no??? E gli hanno anche rubato la fede, ihihih! No scherzavo, sono un mostro.
Ki: eh, ieri ne aveva un'altra comunque.... :-P fuck it.
Clo: lo devo far picchiare e derubare di nuovo? Di teppisti Torino e' piena!
Ki: si potrebbe organizzare una cosa montata ad arte, una messinscena, che poi arrivo io vestita da catwoman e lo salvo!!!!!
Clo: sei un genio del male! Lui ti amera' per sempre! Oh si', facciamolo! Quando torna l'amore tuo nella nostra amata Torino?
Ki: e' qui fino a venerdi prossimo. Sto FORTEMENTE meditando di andare domani sera a tendergli un secondo agguato vestita da triceratopo e amarlo da lontano in silenzio.
Clo: ma io ti adoro solo per averlo pensato! E che ti ha detto quando hai chiesto la foto? Ma toglimi una curiosita', segui anche i suoi programmi - che io trovo noioserrimi, ma e' solo perche' non lo amo...
Ki: Clo, io ti giuro, ma mi arrivasse qui testè Leonardo sul Titanic io gli direi annega tranquillo. LUI dal vivo ha un fascino ancora più irresistibile, ammetto che cercavo di sbirciare di straforo tutti i particolari del suo BELLISSIMO corpo statuario e di respirare il rustico afrore maschio che emanava. Il mio ex-relatore mi ha presentata al produttore esecutivo che in una pausa fra una ripresa e l'altra ha chiamato LUI e gli ha detto "Ti presento..." e il mio relatore (bastardo) "...una tua fan" e Paoletta (ancora peggio) ha aggiunto "sfegatata"" e LUI "Uao, grazie! Piacere, io sono LUI" e mi ha stretto la mano che è da ieri che non lavo, io gli ho balbettato il mio nome e poi LUI - indicando la scenografia dell'antro delle streghe e del bosco fatato di un'altra trasmissione che girano nello stesso studio - ha detto: "Ti piace la nostra scenografia?" (mi, è anche troppo simpa oltre che bellobellobello in modo assurdo) e io: "Non sapevo recitassi in Harry Potter 18" (per fare la brillante) e LUI: "Ahahahaha, sei adorabile" (no, non è vero). In realta' ha detto: "Ahahahahah, e dovresti vedere quando mi vesto da pipistrello" e io avrei voluto dirgli: "Mi piacerebbe vederti quando TI SVESTI da pipistrello" ma non l'ho detto, ho detto invece: "Ahahahahah" come una cretina. Poi LUI ha detto: "Facciamo una foto insieme?" e io ho detto: "Ahahahhaha" come una cretina e poi: "Davvero? Io ho la macchina foto ma non sapevo se avrei potuto fare la giapponese o meno" e LUI: "Ma certo, mi fa piacere" e io ho pensato: "CAZZO, l'ho lasciata nell'altro ufficio" e quindi ho taskato Paoletta per andarmela a recuperare mentre LUI girava un'altra scena e poi il mio ex-relatore ha chiamato un suo collega che è il tecnico delle luci per farci la foto e LUI mi ha presa sottobraccio e siamo andati sul set e MI HA PASSATO IL BRACCIO SULLA SCHIENA per metterci in posa e io avrei voluto passargli la mano fra i riccioli e dirgli che non sa cosa si perde a stare con un’altra ma invece ho detto: "Ahahahahhaha" come una cretina e poi quando riguardavo le foto sulla macchinetta, LUI mi e' arrivato alle spalle e ha detto: "Sono venute bene, peccato per sto tizio in giacca vicino a te" e io ho detto: "Ahahahahha" come una cretina e poi: "Infatti io avrei preferito il mappamondo, ma al massimo cancello il tizio in giacca con Photoshop" (per fare la brillante) e LUI ha detto: "Ahahahahahha" come un dio greco e poi mi ha teso la mano, io ho ringraziato LUI e la troupe e purtroppo ho dovuto andar via.
Clo: ti prego copia questa cosa sul tuo blog!!!!!!!!!!!!!! Sarebbe stato meraviglioso esserci, perche' la foto l'avrei scattata io! Per non dire di quanto sei stata divertente, TUTTE le tue battute erano divertentiiiii!!! Hai fatto un figurone.
Ki: no, no, sono un roito spaziale, ma hai visto che capelli ho nella foto? Gia' oggi non ricordera' piu' neanche come mi chiamo slash la mia faccia. E poi, Clo, se leggesse sta mail mi farebbe internare.
Clo: ma va’, sei divertente e simpatica. e questa cosa e' scritta con un'ironia non comune e lui riderebbe!
Ki: prima o dopo aver chiamato la neuro? :-P
Clo: ma se e' intelligente riderebbe e basta! Dopo essersi gonfiato come un tacchino all'idea che una intelligente spiritosa e figa come te possa considerarlo un sex symbol. Ma crederai mica che gli capiti spesso, no????
Ki: se guardi sui suoi forum alcune zoccole che gli dicono "ti amo, sei bellissimo" ci sono!!!!!!!!
Clo: cretine e zoccole. Ti ricordo che non le vedi neanche quelle cosi'. E che neanche lui. Oh, la'!
Ki: mi hai convinta. La settimana prossima mi camuffo da triceratopo, mi apposto dietro a un lampione e col favore delle tenebre lo amo da lontano, soffrendo in silenzio, per quanto silenzioso possa essere un triceratopo.

martedì 12 ottobre 2010

Sex&The Wonderland o Alice&The City

Non ho capito bene per quale strana circonvoluzione mentale, ma sono riuscita ad accostare la lettura di due libri diametralmente opposti come genere e come pubblico, senza farci il benchè minimo caso: “Alice nel paese delle Meraviglie” e “Sex&The City”. Un po’ come quella volta in cui al pub ho ordinato un hot-dog alla senape e crauti e gli ho abbinato latte e menta come bevanda.
Vergognomi molto ma non avevo mai letto prima Alice – il libro preferito dal Delfino – vagheggiando la storia solo per aver visto in loop il cartone della Disney in videocassetta quando suddetto Delfino era piccolo e, almeno all’epoca, più basso di me (è durata ahimè poco!).
Chiaro che il tono è fanciullesco, diciamo, ma la Fantasia inesauribile di Carroll fa capire fin dalle prime righe zompettanti di conigli bianchi con tanto di panciotto, il motivo per cui questo libro è diventato l’emblema di tutte le arti fantastiche. A pagina 1 siamo giá caduti nel tunnel che ci porta nel Paese delle Meraviglie, a pagina 2 abbiamo giá bevuto la bibita riducente e sbirciato dal buco della serratura oltre la porticina chiusa, a pagina 3 dimenticato la chiave sul tavolo, mangiato la torta allungante, pianto tanto da allagare la stanza. Ode a Walt Disney e ai suoi disegni meravigliosi che mi sono tornati in mente a ogni incontro di Alice: lo stregatto, il brucaliffo, ma soprattutto le sottilissime carte da gioco-guardie della Regina di Cuori che le svolazzano attorno fino a svegliarla dal sogno.
Non si capisce bene invece quale sia il sogno della ragazza media newyorkese (etá variabile dai 25 ai 40 anni) che passa le serate a ubriacarsi, sniffare coca e trombare il primo che passa, possibilmente chiusa nel lussuosissimo gabinetto di qualche trendy locale. Invidia le donne sposate? In parte sí, ma ne detesta anche lo stile di vita ormai privo di passione e vitalitá. Invidia chi ha almeno un ragazzo fisso? In parte sí, ma solo se il ragazzo in questione ha per lo meno un loft con vista su Park Avenue. Ambisce quindi solo a trovare uno ricco che la possa mantenre? Certo, ma dev’essere anche giovane e affascinante perchè se è ricco ma vecchio, tanto vale ricominciare la sfilza dei bar notturni dove rimorchiare il fighetto di turno. L’uomo sposato cornifica spesso e volentieri oppure è un abulico asessuato che viene cornificato, l’uomo single sbava solo per modelle e attricette più o meno famose ma tutte invariabilmente zoccole, oppure è gay e quindi fuori gioco. Il sesso a tre è quasi preferito a quello “normale” per una faccenda di semplice noia, i sentimenti – posto che esistano – vengono calpestati senza remore, lavoretti di gonfiaggio in gambio di passaggi in auto, se non vesti griffata, non sei gnocca, non sei famosa, non sei nessuno, fa' che non uscire direttamente di casa.
Anche senza essere eccessivamente bacchettoni, lo squallore micidiale che emerge da questo libro fa quasi sperare che l’intera faccenda sia romanzata, ma sembra invece che questa sia una raccolta di articoli su esperienze testate di persona (mica scema!) da Candace Bushnell, opinionista del New York Observer e nota mign...ehm...frequentatrice di esclusivissimi party della Grande Mela (marcia, a questo punto). Gli stessi posti in cui io, personalmente, potrei morire di skazzo dopo aver preso a testate una buona metá degli invitati. Dopo aver letto questo libro, la mia idea di “Capodanno a NY, Time Square, champagne” sta rapidamente shiftando su “Capodanno a Pessinetto Fuori, chiesa parrocchiale di San Firmino martire, tombolata”.

giovedì 7 ottobre 2010

Il Coglione Pericoloso

Vorrei quest’oggi ivi dettagliare la filosofia del Coglione Pericoloso con le immortali parole dell’illustrissimo Eduardo A. Sacheri, autore dell’Opera Mirabile “Il Segreto dei Suoi Occhi”.
E vorrei dedicare quest’Ode sapiente al più pericoloso dei coglioni con il quale ultimamente mi tocca avere a che fare per motivi di lavoro. Avevo giá in precedenza avuto sentore che costui fosse un pomposo beota, ma ripensando alle memorabili pagine del Libro, ho deciso che no, egli può decisamente essere classificato come Coglione Pericoloso.
Vado a esporre:

[...] Il tribunale in cui lavoravo aveva funzionato bene, ma adesso era nelle mani di un coglione. Uno di quelli della peggior specie, con la pretesa di far carriera in fretta. Infatti il coglione che sente di essere arrivato al culmine delle sue possibilitá tende a ridurre al minimo le sue azioni. Intuisce, almeno oscuramente, di essere un coglione e se ritiene di aver raggiunto la vetta si sente soddisfatto. Perciò ha paura. Teme che gli altri si accorgano alla prima occhiata che è un coglione. Teme di fare qualche fesseria che lo riveli agli altri, se giá non se ne sono accorti, e se ne sta buono. Riduce al minimo i suoi movimenti e lascia che la vita gli scorra accanto. I suoi subordinati, quindi, possono lavorare in santa pace, fare quello che sanno e addirittura mischiare le loro competenze con l’inerzia del loro capo facendolo sembrare intelligente, o perlomeno un po’ meno coglione.
Il coglione che vuol far carriera, invece, presenta due problemi: anzitutto si sente pieno di energie, di entusiasmo, straripante di iniziative. Energie, entusiasmo e iniziative sgorgano da lui come da una sorgente, e vuole mostrarle apertamente ai suoi superiori perchè si rendano conto di avere fra le mani un diamante, sprecato in un incarico molto al di sotto dei suoi meriti morali e intellettuali. E qui subentra il secondo problema: questa particolare categoria di coglioni all’incoscienza unisce la faccia tosta. Infatti, se coltiva il sogno di fare carriera è perchè sente di avere le qualitá per riuscirci, e può arrivare persino a sentirsi trattato ingiustamente dalla vita e dal prossimo, che gli negano un’aspirazione intrinsecamente legittima. L’incoscienza e la grinta, quindi, rendono pericoloso il coglione. Lo mettono in condizione di costruire una minaccia, non tanto per sè ma per gli altri. [...]

Io, a costui, auguro di fare una veloce e brillante carriera. In un altro ufficio, o, possibilmente, in un'altra ditta o, financo, su un altro pianeta.
E a questo proposito:
http://www.youtube.com/user/morn1415

domenica 3 ottobre 2010

Ancora un Giorno

Dopo aver avuto una mezza crisi di nervi leggendo quella me&$)/& fott(/(% di Ammaniti (vedi commento al post "I libri mai finiti"), decido di RILASSARMI buttandomi su questo resoconto della guerra di indipendenza dell'Angola nel '75, scritto da Ryszard Kapuscinski, reporter polacco che ha vissuto in prima linea quei momenti di delirio collettivo. Ciò che più mi ha colpita di questo libro non è la descrizione macabra delle atrocità che indubbiamente ci sono state e che in effetti mi aspettavo di trovar dettagliate, ma il fattore umano rappresentato, l'aver fatto (ri)vivere in maniera quasi tangibile le figure memorabili incontrate sul suo cammino di giornalista scriteriato, sempre pronto a dirigersi al fronte dove le diverse coalizioni si stavano fronteggiando. Uomini e donne che combattono, ognuno a proprio modo, armati spesso non di fucili ma di speranze, cercando di sopravvivere "ancora un giorno".
Carlotta, la donna soldato da lui immortalata sorridente il giorno prima che cadesse in un agguato, dona Cartagina, la vecchietta che si incaponiva a rifargli la stanza all'hotel Tivoli di Luanda nonostante la città fosse ormai disabitata e sotto assedio, il comandante Farrusco, il presidente Neto, dom Silva e sua moglie Esmeralda, Felix, Oscar, Ruiz il pilota, sono ritratti vividissimi e vitali, personaggi straordinari e coinvolti ognuno a suo modo in questa guerra che per altro si trascina ancora ai giorni nostri fra alterne vicende.
Le atmosfere e i paesaggi che Kapuscinski ha saputo ricreare sulla carta, sono Africa purissima. I posti di blocco in mezzo al nulla dove si rischia la vita con il saluto sbagliato, le ore interminabili passate sotto il sole aspettando una decisione del capo-clan, la polvere del deserto, la giungla madida di umidità, le baracche di latta e le ville abbandonate dai portoghesi in fuga, la curiosità di quelli a cui raccontava della lontana Polonia, la città di Luanda che piano piano si spopola rimanendo senz'acqua e senza elettricità. La descrizione dei portoghesi che imballano tutti i loro averi in enormi casse di legno, è splendida e onirica; sembra quasi di vedere questa "città di legno" che si popola mentre la "città in muratura" si svuota...commercianti, poliziotti, vigili del fuoco, spazzini, fornai, artigiani, postini...e alla fine anche i cani abbandonano la capitale al suo destino. Una lettura che non tratta certo argomenti spassosi, ma che scorre via piacevolissima per l'incredibile capacità di Kapuscinski di riuscire a descrivere e a trasmettere la SPERANZA, quel tenue barlume di umanità, amicizia, cameratismo che permette di sopravvivere anche alle peggiori avversità.

Come sbagliare 2 film su 2...

...annoiandosi a morte e avendo solo voglia di uscire dal cinema e tornare a casa urlando dal 72 barrato il proprio odio verso Hollywood.
Primo caso: Mangia Prega Ama, uno dei più grossi concentrati di banalità che abbia mai visto. Lentezza esasperante e deprimenti luoghi comuni mascherati da Grandi Verità a parte (va bene, la frase sul non aver paura di distruggere per poter ricostruire non è male, ma non è certo illuminante), come italiana ho trovato davvero imbarazzante il ritratto del romano doc che si fa nel film: fancazzista mano morta, dedito al dolcefarniente come filosofia di vita, vive in case sgarrupate e cadenti solitamente succube di mammina che, per carità è un'ottima cuoca, ma i cazzi sua non se li fa mai. Come cita guru Alessio, "meglio quando ci fanno passare tutti per mafiosi". Argentero - che per carità, sarà anche bono ma non basta - che ringrazia per la "paura" davanti al tacchino del Thanksgiving, è da brivido, nel senso che ti vengono i brividi alle mani dalla voglia di stracciare il biglietto del cinema e farne coriandoli in sala. Patetico anche Bardem che piange quando il figlio ventenne parte, per non parlare di Julia Roberts - davvero fastidiosa - che strafogandosi di pizza esalta la pummarola a discapito del girovita e ordina il menù in un romanaccio irritante. E vogliamo parlare del guru balinese sdentato che la mette a fare fotocopie? O di James Franco che le dice "Lascia che io senta la tua mancanza?" (brrrrrr) Era fin meglio quando dava la caccia a Spiderman per ciulargli la ragazza.
Comunque: non paga di sto mattonazzo ignobile che ha avuto come unico merito di farmi uscire dal cinema con voglia smodata di carboidrato al sugo, la sera dopo mi fiondo da perfetta ebete a vedere Fratelli in Erba, con Edward Norton che evidentemente aveva bisogno di soldi. La tenue fiammella di comicità iniziale, che si intravede quando una studentessa del gemello buono - professore di filosofia classica - gli decanta in perifrastica passiva reiterata il suo amore, si spegne dopo pochi minuti e il film si trascina inutilmente e stancamente, per fortuna solo per 1 ora e 40. La classica pellicola che non vuole dire nulla e che non lascia nulla se non la noia cosmica infarcita da momenti inutilmente trash e grotteschi del tutto inadeguati ed estranei alla vicenda. Mah.
Meno male che domenica scorsa avevo potuto rifarmi gli occhi con Inception che, senza star troppo lì a pensare se tutti i calci sono stati dati al momento giusto e al giusto livello di sogno, o se dal limbo del Watanabe si può scappare o meno, o se la trottola alla fine si ferma (io sono per il no, Nolan di solito è troppo cupo per un rassicurante happy end), è comunque un film elettrizzante con un bel mucchione di effetti speciali che contribuiscono a tenere l'azione sempre sul filo del rasoio. Leo è in perfetto Shutter Island-style (di nuovo tormentato per la morte della moglie che vaga, maligna presenza, nei meandri dei suoi sogni), ma nonostante gli altri nomi famosi del cast, ho trovato le loro figure quasi secondarie rispetto alla complessa vastità di questa vicenda in cui sogni e ricordi sono i veri protagonisti. Carina l'idea che il labirinto sia creato da una ragazza di nome Arianna e che nei sogni sia - giustamente - consentito esagerare, scegliendo di sparare con un bazooka piuttosto che con una ridicola pistolina da quattro soldi.