Visualizzazione post con etichetta Film. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Film. Mostra tutti i post

lunedì 7 marzo 2011

La Vita Facile

Piú ci penso e piú il finale di questa commedia dai risvolti fin troppo attuali non mi ha dato la giusta soddisfazione. Paoletta (il lato pragmatico/realista della coppia cinefila) dice che La Vita Facile, alla fin fine, la sognano pure quelli di Emergency; io (il lato utopico/idealista della coppia cinefila) dico che la segreta speranza che esista ancora qualcuno al mondo in grado di resistere al fascino indiscusso delle mazzette da 500, é l’ultima a morire. Come si dice, ai posteri l’ardua sentenza.
E’ uno di quei rari casi in cui avrei bramato il finale holliwoodiano di rito con tutti felici&contenti&amici come prima tranne i cattivi arraffoni. O forse...ripensandoci una volta in piú, i cattivi arraffoni sono stati davvero puniti - perché non si puó certo annoverare il personaggio di Favino fra i buoni altruisti - e quindi il finale era davvero l’unico possibile perché lascia aperte le porte a una possibile espiazione/redenzione d’obbligo? Allora mettiamola cosí: non mi é piaciuta la fine che ha fatto Accorsi, ecco, appunto perché voglio ancora credere che la Medicina Senza Frontiere (se nasco un’altra volta peró faccio il medico in Kenya, sia ben chiaro!) paghi.
Detto questo, il film vanta un buon affiatamento fra gli attori, una bellissima fotografia di paesaggi africani (mi scappa il sigh...), dialoghi brillanti e numerose battute in romanaccio davvero spiritose (fantastico l'uso smodato dell'Amuchina gel anche contro la lebbra, mi ha ricordato me e la Fede in Madagascar!), musiche azzeccate e una valida idea di raccontare il passato italiano con pochi ma vividissimi flash back.
Il sottotitolo “Lui ama lei, lei ama lui...”, potrebbe far pensare a una commedia puramente sentimentale; invece il tema amoroso – che é comunque una delle molle che scatena la maggior parte delle grane nel film – non é peró tutto sommato cosí pesante da indurre a melensaggini mucciniane.
So che Paoletta commenterá “Accorsi BONO!”, quindi la anticipo: sí l’Accorsi ha un sorriso solare bellissimo e come la maggior parte degli uomini, arrivando ai 40 e irrughendosi attorno agli occhi, accentua anziché deprimere il suo fascino maxibon.

domenica 27 febbraio 2011

Unknown

Ecco il bello di andare a vedere un film totalmente e irrimediabilmente prevenuti: che si può restare piacevolmente sorpresi. E' il caso di Unknown - Senza Identità, con Liam Neeson - che già di suo non rientra nel novero dei miei attori preferiti causa la scarsissima espressività facciale - ma che è riuscito a dar vita a un personaggio tutto sommato non troppo scontato e prevedibile nei panni di un botanico americano, a Berlino per partecipare a un convegno di biotecnologia, che resta coinvolto in un incidente d'auto e perde parzialmente la memoria. In due ore di film cercherà di mettere insieme i pezzi dei suoi flash e di capire perchè diavolo la moglie non lo riconosca più, nonchè si accompagni a un tizio che si spaccia per lui.
Il film ha molti echi di Frantic, di Ronin e delle classiche americazzate con inseguimenti on-the-road a cui il regista non riesce a rinunciare (battuta clou micidiale "Non ho dimenticato come ucciderti, stronzo!"...ma perchè, perchè???), però il colpo di scena finale c'è e lascia abbastanza spiazzato chi, come me, non aveva capito una mazza (CMB, che invece aveva intuito, assegna un 5 1/2 al film e sfoga la sua delusione sul successivo doppio kebab!).
Brava e sempre bellissima la taxista clandestina Diane Krueger e il grande Bruno Ganz nei panni di un investigatore privato ex-poliziotto della Stasi; odio psicosomatico estremo invece per Frank Langella che mi ha riportato alla mente il ruolo fastidioso a dir poco interpretato nel pacchianissimo The Box, una delle più grosse tavanate viste negli ultimi mesi.
E poi la MIA splendida Berlino d'inverno, che dire...

venerdì 25 febbraio 2011

Immaturi

Il mio incubo ricorrente – e non serve uno strizza per interpretarlo – é che mi chiamino dalla segreteria dell’universitá dicendomi che la mia laurea non é valida perché uno degli esami (di mate, nella fattispecie) é da rifare per un qualche disguido burocratico. Solitamente mi sveglio urlando, in un bagno di sudore&lacrime. Mai e poi mai vorrei rivivere l’ansia patologica di quegli anni e mai e poi mai avrei, adesso, la forza di volontá necessaria a concentrarmi per studiare quelle schifezze di materie che giá in epoca di neuroni “freschi” odiavo. Puah.
Nel film non é la laurea ma il diploma di maturitá, quello da riprendere dopo 20 anni di assenza dai banchi scolastici, ma il titolo gioca ovviamente sull’immaturitá dei protagonisti, tutti sulla 40ina ma ancora profondamente fragili e insicuri (mi immedesimo): chi non vuole diventare padre, chi non riesce ad affrontare una relazione stabile, chi vive ancora con i genitori dormendo nel letto a castello di quando era piccolo.
Quest’ultimo é stato il mio preferito, un comicissimo Ricky Memphis con mammina al seguito e padre romanaccio invece arcistufo della sua presenza in casa. Peró, peró...mica male anche gli altri attori (che poi son praticamente sempre gli stessi utilizzati per questi film sui 40enni in crisi; strano che non ci fosse Accorsi!), che sono riusciti a rendere bene e senza troppe melensaggini il senso di amicizia e affiatamento che li ha accompagnati per tutti gli anni post liceo: Ambra Angiolini in primis - ne ha fatta di strada da velina coglionicina con auricolare di Non é la Rai - Raoul per rifarsi gli occhi, Paolo&Luca nel pieno del loro stile, Alessandro Tiberi, giá apprezzato in Generazione 1000 euro, in un ruolo dolcissimo anche se di secondo piano, Barabara Bobulova che non credo di aver mai visto e mi é piaciuta molto nel ruolo di madre imbranata, e financo la Caprioli, che reggo pochissimo, ma che per una volta non ha una parte da donna facile, diciamo, e dicendo un paio di battute in croce, sembra quasi saper recitare. Menzione d’onore alla bambina che interpreta l’intraprendente figlia della Bobulova; le sue perle di saggezza elementare sui ruoli uomo-donna sono da manuale.

P.S. Sono andata anche a vedere Il Discorso del Re, ovviamente...gran film con straordinari protagonisti...ma per la recensione mi associo in pieno con l’irreprensibile: http://whambamthanks.blogspot.com/2011/02/il-discorso-del-re.html

domenica 23 gennaio 2011

Skyline

Non saprei davvero spiegare il motivo principale per cui si esce dal cinema insoddisfatti e anche un pò inkazzosi. Sarà il finale idiota? Saranno gli attori INUTILI (il più famoso di loro ha "recitato" in Scrubs, l'insulso protagonista è diventato famoso per una sua scena di nudo in erezione...no comment)? Sarà lo skifo-trash dei cervelli umani ciucciati? Sarà il fatidico domandone: ma se per vivere gli alieni ciucciano CERVELLI...perché hanno scelto proprio la Terra? Comunque: non resistendo agli effettazzi sbirciati nel trailer, trascino Metà a vedere codesto filmaccio sperando nel piccolo capolavoro di nicchia alla Moon (vuoi mai...).
Diciamo che ne ho apprezzato essenzialmente tre cose: gli alieni non hanno bachi di sorta, per la prima volta nella storia della cinematografia americazza moderna ci fanno davvero il culo a stelle e strisce e non ci sono dannatissimi superuomini che sanno cosa fare andando a colpo sicuro e salvando tutto il genere umano usando un pacchetto di stuzzicadenti alla McGyver. Anzi. Gli insignificanti protagonisti sono imbranati e impanicati e non sanno (giustamente, direi) che pesci pigliare per tutto il film.
Pfui a Independence Day dove il Goldblum fa prendere "il raffreddore" (sigh!) al computer alieno, doppio pfui a Signs dove gli alieni sono allergici all'acqua (maronna, ma chi è il genio alla sceneggiatura? E tu vieni a conquistare un pianeta fatto al 70% dell'elemento che ti ammazza?) e a tutti quei film dove l'alieno è talmente pirla da non riuscire neanche a salire una scala (tipo i cattivi del primo Tomb Raider, per dire, a cui si sparava tranquillamente dall'alto di qualcosa), in Skyline i mostricciattoli volano, scalano, schiacciano, sparano, risucchiano e vanno dalle cantine ai superattici senza che nulla possa stroncarli (atomiche incluse) perchè riescono a ricostruirsi anche una volta esplosi. E infatti stavolta perdiamo. No way. Ci acchiappano tutti. Ci distruggono. Terra decimata. E bon. Oh là, era ora. Ecco, a questo punto io mi sarei fermata. E invece no, i fratelli Qualcosa alla regia decidono di fare la solita americazzata e tirano fuori un finale possibilista abbastanza ridicolo e anche un pò skifoso. Mah, vabbè, non è stato certo questo a rovinare un film che già di per sè non era un capolavoro. Unica scena ganza, il Ferrarino sgnaccato dal piedone alieno che fa fuori due imbecilli che tentano di sgommare via.

martedì 18 gennaio 2011

Hereafter

Skatta in sala un brivido d’italico orgoglio quando Matt Damon inizia a frequentare un corso di cucina nostrana col cuoco Carlo e skatta palpabile la passione “Piemunt Liber” quando suddetto Carlo fa bere a tutti i presenti un bicchiere di Barbaresco docg, lodando le cuneesi vigne da oltreoceano. Sdegno e snobistica alterigia quando invece Bryce Dallas Howard – di nuovo cieca – non distingue un cucchiaio di nocciole tostate dalla passata di pomodoro, tzé, americani hamburgerari, ma cosa vuoi che ne sappiano di buona cucina.
Il film comunque parla di Aldilá, non di cibo, scusate, stavo divagando.
Dopo aver passato un terzo del film con la pelle d’oca (perché non so cosa farci ma a me i fantasmi fanno ancora paura), un terzo a piangere (perché il gemello rimasto ha un faccino Oliver Twist da strappare il cuore) e l’ultimo terzo con le palle girate perché l’idea di fare tutta la parte ambientata a Parigi in francese con i sottotitoli trovo sia davvero poco funzionale ai fini della scorrevolezza del film, tirando le somme direi che Clint ha creato – come sempre – un prodotto ben recitato, toccante, commovente e per nulla scontato (eccezion fatta, direi, per il personaggio del fratello di Matt che vuole sfruttare a fini monetari il "dono"), ma forse un pó lento in alcuni tratti e con alcune soluzioni (vedi appunto sti noiosissimi ed eterni sottotitoli) che ammazzano l’attenzione e fanno rimpiangere Gran Torino.
Ben diretta la scena iniziale dello tsunami, che rende perfettamente l’idea di panico e di inevitabilitá, la scena del berretto volante a Charing Cross (ri-pelle d’oca), i flash ripetuti degli spiriti/ombre e la telefonata dell’editore americano (“Il suo libro ci piace, lo vorremmo pubblicare”, ma questa é una cosa mia, nel film non é un cosí grande capolavoro!). Odio viscerale per il solito Macho Shithead che antepone la gnocca rampante alla carampana calante.
Il messaggio finale, decisamente a libera interpretazione, secondo me é comunque ottimistico: finalmente un pó di futuro prossimo QUI e non il solito presente spiritico AL DI LÁ del reale e tangibile.

lunedì 6 dicembre 2010

Il Responsabile delle Risorse Umane

Il film è essenzialmente la storia di un viaggio alla scoperta di se stessi e della compassione che non si credeva di essere più in grado di provare. Sullo stesso genere devo ammettere di aver apprezzato di più Ogni Cosa è Illuminata, un film unico nel suo genere per personaggi, trama e fotografia a girasoli...ma anche questo on-the-road è gradevolissimo e ben recitato (premessa: non ho letto il libro di Yehoshua da cui è tratto, quindi non posso fare confronti di sorta con il romanzo).
Una donna rumena che lavora nel più grosso panificio di Gerusalemme, muore in un attentato e per giorni nessuno si accorge della sua sparizione e ne reclama il corpo. Un reporter d'assalto che ha seguito la vicenda, accusa di "inumanità" il responsabile delle risorse umane del panificio che palesemente non sa neanche chi fosse e che faccia avesse la sua dipendente. Spinto dal rimorso, questi intraprende il viaggio a spese della ricchissima proprietaria del panificio che non vuole fango sulla sua attività, per riportare con tutti gli onori il corpo della donna a casa. Troverà ad attedenderlo l'incontenibile console israeliana con il marito succube e la famiglia sfaldata della donna, il marito da cui aveva divorziato, il figlio quattordicenne ribelle e la madre vedova che vive in un paesino remoto in mezzo alla neve in cui il freddo e l'abbandono trapelano a ogni inquadratura.
Dimostrerà a se stesso e agli altri (sua figlia, la moglie da cui si sta separando) di avere la capacità di mantenere finalmente le promesse fatte e tornerà a casa un pò più saggio e più "umano".
Bravi tutti gli attori, belle le musiche e dialoghi spesso divertenti nonostante l'argomento non sia dei più allegri. Da vedere!

martedì 30 novembre 2010

Harry Potter e i Doni della Morte – Parte I

Beh, beh, beh, dai, non era malaccio. Lontano anni luce dai fasti dei primi ma per fortuna anche da quell’obbrobrio insulso e inutilmente melenso del sesto, il film alterna sprazzi di monotonia immersi peró in bellissimi paesaggi – tutta la parte del viaggio alla cieca in tenda – a scene concitate di combattimenti, magie, voli, corse e rincorse (ben girato il momento dell’inseguimento nel bosco!).
Harry ormai 20enne con occhialetti tondi ma petto villoso ricorda chi ancora scia con i pantaloni alla zuava di velluto a coste, Hermione ahimé piú concentrata a cambiarsi d’abito che a recitare va giusto bene per fare la testimonial di non ricordo che profumo, Ron crescendo sviluppa invece un certo fascino rurale e finalmente mette in ombra, a parer mio, il Prescelto fulminato.
Il film NON é per bambini, fra torture, ammazzatine, elfici sacrifici e serpentesche trasformazioni e MENO MALE che ricordavo quest’ultima dal libro altrimenti sarei ancora al cinema attaccata al soffitto...ecco, in effetti, il 3D in questo caso avrebbe reso alla grande (mai contenta, avete notato?).
AMO alla follia rivedere, anche solo spot, i protagonisti da sempre amati: Neville (che mi é diventato coraggiosissssssssimo!), Luna, Fleur (in magnifico vestito da sposa!) e Bill, Piton (sempre sia lodato Alan), Bellatrix (sempre sia lodata Helena), Dobby e Kreacher (adorabili!), Lupin (migliorato!) e Tonks, Ginny e come dimenticare...Fred&George, ab aeternum nel mio cuore sarete i preferiti. Camei di Bill Nighy e Rhys Ifans e meno male che stanno per finire i film perché ormai non ci sono piú attori inglesi di scritturare.
Non male l’atmosfera da regime nazi che si respira al Ministero, assolutamente validi gli effetti speciali, originale l'idea del cartone animato per la fiaba sui Doni della Morte...beh, beh, beh, dai, non era malaccio. Mettere in scena quel libro incasinatissimo che mischia scambi di bacchette piumate con 6 Horcrux e altri 3 amuleti maggggici, in effetti non era impresa da poco.
Commento pregnante del Delfino, noto apprezzatore di Harry&C: "TRE ore di film per distruggere un medaglione, li mortacci loro..."

venerdì 5 novembre 2010

L'Illusioniste

Primo, l'ho visto durante la seconda zingarata a BruxellesArdenneFiandre con le amichette di film depre di sempre in un cinema mi-nu-sco-lo e de-li-zio-so gestito da volontari a cui lasci la mancetta uscendo.
Secondo, Tati me lo sciroppavo da piccola quando mio pa - che lo adorava - mi faceva vedere i suoi film sganasciandosi di continuo con mio sommo stupore e quindi mi ci sono affezionata anch'io se non altro per motivi sentimentali.
Terzo, i disegni (gli stessi di Appuntamento a Belleville che voglio vedere al piu' presto), la storia, le ambientazioni, i personaggi sono di una poesia unica e il coniglio bianco e' piu' espressivo di certi attori in carne ed ossa.
L'illusionista Tatischeff si muove in un'epoca in cui il "progresso" degli spettacoli teatrali e' rappresentato dal rock-and-roll e in cui l'attenzione per i numeri da circo (pagliacci, ventriloqui) nonche' per le silenziose e aggraziate illusioni a luci soffuse dei maghi - ma esisteranno poi davvero? - sta poco per volta calando per lasciar posto al rumore chiassoso e luccicante della musica urlata.
Assolutamente struggente ma salvifico almeno per meta', il film si basa per la maggior parte del tempo sulla pantomima (e per fortuna, altrimenti i sottotitoli in fiammingo non avrebbero certo aiutato il mio patetico francese), che contribuisce alla bellezza del tutto, sottolineando ed evidenziando, senza annoiare mai.
Tristi ma adorabili le scene in cui il mago deve aspettare per ore di salire sul palco assediato dal gruppo rock del momento e quando finalmente e' il suo turno le fan scatenate hanno ormai lasciato la sala vuota, ma soprattutto il momento del distacco con il compagno di avventure, l'unico che non l'ha mai abbandonato e con il quale ha un rapporto di amore-odio comicissimo.
Splendidi ed evocativi i paesaggi nebbiosi della Scozia e le brughiere fiorite attorno a Edimburgo, cornici perfette per lo svolgimento di questa storia malinconica come la pioggia che spesso accompagna le passeggiate solitarie di questo Tati redivivo.
http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_Tati

Nota: questo post e' stato scritto in base al consiglio di guru Brezny per la scorpio-settimana:

Technorati, a search engine for blogs, says there are well over 100 million blogs on the Internet, and that figure doesn't include millions of Chinese language blogs. So self-expression is thriving on a global scale, right? Not exactly. Most blogs -- the estimate is 94 percent -- have not been updated for at least four months. In accordance with the current astrological indicators, Scorpio, I expect you to do something about this problem. Refresh your blog in the coming week, or consider launching one if you don't have one. But don't stop there. Use every other way you can imagine to show the world who you are. Be articulate and demonstrative and revelatory.

sabato 23 ottobre 2010

L'enigma del faraone Cattivissimo

Se speravo di rivedere un Quinto Elemento ambientato in Egitto, beh, son rimasta delusa. L'assoluto e inaspettato stupore che mi aveva galvanizzata con quel piccolo capolavoro di Besson anni fa (quanto AMO quando i pompatissimi attori americazzi non si prendono sul serio!), è drasticamente scemato guardando Adele e l'enigma del faraone che, intendiamoci, non è assolutamente un film ignobile...ma certo non arriva ai livelli di divertimento cosmico causati da Gary Oldman, splendida caricatura di cattivo, e Chris Tucker in stile gay-pride. E poi c'erano Milla e Ian Holm, ma non scherziamo...troppo bello, inarrivabile. In questo Enigma, tratto dall'omonimo fumetto francese, l'Egitto è solo la base di partenza per recuperare la mummia del medico personale del faraone - sapendo di poterla risvegliare - per sfruttarne le conoscenze scientifiche e guarire così la sorella che vegeta da 5 anni con uno spillone nel cranio per un incidente di tennis (Ele, vedi che e' uno sport pericoloso? ;-)). Come dice Guru Alessio, Adele non è Indiana Croft, nonostante la spavalderia e il coraggio spesso però dettato dalla forza della disperazione; la trama "archeologica" è, alla fin fine, inesistente e lei non ha certo il carisma di Lara, quanto piuttosto una buona dose di antipatia e di arroganza nel trattare con il prossimo.
Piacevole l'inizio del film in stile Amelie con le storie dei vari personaggi secondari che si intrecciano per dare il via alla vicenda principale, ma tutto sommato un fantasy che si può tranquillamente guardare a casa spaparanzati sul divano. Anzi.
Simpatico invece Cattivissimo Me, anche se come al solito dotato di un 3D pomposamente inutile. Siccome non si può pretendere che un cartone animato per bambini abbia chissà quale spessore, ci sta anche il fatto - scontato - che il Cattivissimo in realtà abbia un cuore e diventi un perfetto padre di 3 orfanelle a-do-ra-bi-li, disegnate per commuovere e intenerire come non succedeva dai tempi della bimba di Monsters&Co, quella che chiamava "gatto" il mostro blu peloso.
Mitici i complici scemi del Cattivissimo, a forma di crocchette, che passano il tempo a litigare e darsele di santa ragione, e il dottor Nefarius, sordo come una campana e troppo, troppo vecchio per poter essere ancora operativo al 100%.
Anche qui: non siamo certo a livello dell'Era Glaciale o di Madagascar 2...ma per un paio d'ore a ridere senza vedere morti ammazzati va benissimo.
Poscritto: coglierei inoltre l'occasione per spalare un pò di merda sul personale femminile che lavora alla birreria di Eataly...simpatiche come un cacciavite in un rene, cordiali e affabili come un gatto attaccato ai maroni. E si mangiasse poi chissà cosa. Invece con sta menata dell'eco-bio-km Zero c'è sempre e ovunque un affollamento incredibile attorno a questi bagarini dove sembra che tu sia lì solo per dare fastidio anzichè spalancare di continuo il portafogli come se avesse le coliche. Ma fottetevi. W Mc Donald's e il porchettaro lurido di corso Umbria!!!

domenica 3 ottobre 2010

Come sbagliare 2 film su 2...

...annoiandosi a morte e avendo solo voglia di uscire dal cinema e tornare a casa urlando dal 72 barrato il proprio odio verso Hollywood.
Primo caso: Mangia Prega Ama, uno dei più grossi concentrati di banalità che abbia mai visto. Lentezza esasperante e deprimenti luoghi comuni mascherati da Grandi Verità a parte (va bene, la frase sul non aver paura di distruggere per poter ricostruire non è male, ma non è certo illuminante), come italiana ho trovato davvero imbarazzante il ritratto del romano doc che si fa nel film: fancazzista mano morta, dedito al dolcefarniente come filosofia di vita, vive in case sgarrupate e cadenti solitamente succube di mammina che, per carità è un'ottima cuoca, ma i cazzi sua non se li fa mai. Come cita guru Alessio, "meglio quando ci fanno passare tutti per mafiosi". Argentero - che per carità, sarà anche bono ma non basta - che ringrazia per la "paura" davanti al tacchino del Thanksgiving, è da brivido, nel senso che ti vengono i brividi alle mani dalla voglia di stracciare il biglietto del cinema e farne coriandoli in sala. Patetico anche Bardem che piange quando il figlio ventenne parte, per non parlare di Julia Roberts - davvero fastidiosa - che strafogandosi di pizza esalta la pummarola a discapito del girovita e ordina il menù in un romanaccio irritante. E vogliamo parlare del guru balinese sdentato che la mette a fare fotocopie? O di James Franco che le dice "Lascia che io senta la tua mancanza?" (brrrrrr) Era fin meglio quando dava la caccia a Spiderman per ciulargli la ragazza.
Comunque: non paga di sto mattonazzo ignobile che ha avuto come unico merito di farmi uscire dal cinema con voglia smodata di carboidrato al sugo, la sera dopo mi fiondo da perfetta ebete a vedere Fratelli in Erba, con Edward Norton che evidentemente aveva bisogno di soldi. La tenue fiammella di comicità iniziale, che si intravede quando una studentessa del gemello buono - professore di filosofia classica - gli decanta in perifrastica passiva reiterata il suo amore, si spegne dopo pochi minuti e il film si trascina inutilmente e stancamente, per fortuna solo per 1 ora e 40. La classica pellicola che non vuole dire nulla e che non lascia nulla se non la noia cosmica infarcita da momenti inutilmente trash e grotteschi del tutto inadeguati ed estranei alla vicenda. Mah.
Meno male che domenica scorsa avevo potuto rifarmi gli occhi con Inception che, senza star troppo lì a pensare se tutti i calci sono stati dati al momento giusto e al giusto livello di sogno, o se dal limbo del Watanabe si può scappare o meno, o se la trottola alla fine si ferma (io sono per il no, Nolan di solito è troppo cupo per un rassicurante happy end), è comunque un film elettrizzante con un bel mucchione di effetti speciali che contribuiscono a tenere l'azione sempre sul filo del rasoio. Leo è in perfetto Shutter Island-style (di nuovo tormentato per la morte della moglie che vaga, maligna presenza, nei meandri dei suoi sogni), ma nonostante gli altri nomi famosi del cast, ho trovato le loro figure quasi secondarie rispetto alla complessa vastità di questa vicenda in cui sogni e ricordi sono i veri protagonisti. Carina l'idea che il labirinto sia creato da una ragazza di nome Arianna e che nei sogni sia - giustamente - consentito esagerare, scegliendo di sparare con un bazooka piuttosto che con una ridicola pistolina da quattro soldi.

martedì 28 settembre 2010

Eclipse....Mamma Mia!

Cosí com’era detestabile e palloso il terzo libro di Twilight, cosí è ignobilmente pessimo e privo di qualunque tentativo di renderlo poco più che uno sfoggio di muscoli pompati, il terzo film, che mi sono incaponita a guardare fino alla fine sabato scorso dopo averlo interrotto per noia un tot di volte. La faccia abulica e totalmente inespressiva che Bella assume per tutta la durata del film è la cosa meno fastidiosa del patetico balletto fra licantropi e vampiri che si contendono a suon di canini la sua virtù. Edward, che poteva avere un certo fascino stracchinesco nel primo film, qui riesce solo a irritare per l’inutilitá estrema del suo personaggio che si anima solo negli slanci di gelosia più che giustamente attizzati dalla fidanzata che si sbaciucchia impertinente davanti a lui per poi dirgli “No, però amo di più te, tranquillo”. Davvero PATETICI i licantropi perennemente in jeans corti e pettorali al vento (casualmente la maglietta dell’unica donna-lupo del gruppo non si strappa durante la trasformazione!). Allora! Se vogliamo fare le cose come si deve strappategli pure i jeans e via! Le uniche scene movimentate di questo film dalla lentezza esasperante sono altresí ridicole e appena abbozzate per risparmiare sugli effetti speciali, in primis “l’allenamento” dei Cullen contro i baby-vampiri; tanto mi era piaciuta la partita di baseball in Twilight, tanto ho guardato narcolettica Jasper-dallo-sguardo-intelligente che insegnava ai fratelli a fare trappetta ai cattivi in arrivo.
Mamma Mia...
...invece, ecco, bello spettacolo...sempre a Milano come La Bella e la Bestia, sempre al Teatro Nazionale, sempre spropositato il prezzo del biglietto (67 carte in platea a metá sala). Avendo visto anche quello in lingua originale ho peró preferito quest’ultimo, non tanto per le traduzioni che erano in realtá davvero fedeli al testo, quando per una certa maggiore “dinamicitá” degli attori. Tolto che emulare la Streep che balla “Dancing Queen” sul molo sia pressochè impossibile, la Donna di questo spettacolo (etá probabile 65 anni) ha passato la quasi totalitá della canzone “Mamma Mia” ferma aggrappata a una porta in simil-posa-Eleonora-Duse anzichè scatenarsi sul motivo trascinante dello show. E che cavolo! Altro lato negativo, le voci degli uomini protagonisti, davvero nulla di speciale rispetto ai cantanti americani e financo a Pierce Brosnan che nel film sembrava stesse per esalare l’ultimo respiro da un momento all’altro (lato positivo, invece: Sam, almeno da lontano, assomigliava ad ALBERTO! :-)). Poi per caritá, musiche fantastiche, balletti ben coreografati, costumi zepposi terribilmente kitch e una Tanya esuberante come sempre, hanno fatto trascorrere due ore piacevolissime culminate in “Waterloo” cantata e ballata tutti in piedi. Nessun rimpianto per le 67 carte...anche perchè la passiata a ripa Navigli mi è piaciuta come la volta scorsa!

giovedì 5 agosto 2010

Toy Story 3

Definito il film del 2010 che più ha fatto piangere I MASCHI – Metá in primis – questo assoluto ed ennesimo capolavoro della Pixar commuove davvero sul finale, perchè parla di crescita, di abbandono dei giochi, di bellissimi ricordi ad essi associati e di amicizie che non si spezzeranno mai. E fa tornare con la mente a quando eravamo noi ad essere abbracciati nel letto al nostro orsacchione preferito che ci proteggeva dal buio...ma chissá che fine avrá fatto ormai.
Questa è la riprova che un sequel può essere anche migliore dei precedenti quanto le idee ci sono e la tecnologia supporta anzichè tentare di sopperire a una trama scadente. Umani che sembrano attori veri – splendida la bimba figlia della maestra - e giocattoli dalle movenze ultranaturali si incontrano in un asilo-lager dove imperversano, oltre all’orsacchione falsamente amichevole che è il capo della banda, figure inquietantissime come la scimmia-guardiano e il cicciobello-bodyguard o il trendyssimo Ken dall’incedibile guardaroba (“Non sono un giocattolo per bambine!!!”).
Buzz che swiccia in modalitá ispanica e chiama Woody “el vaquero” fa semplicemente MORIRE dalle risate, mentre un po’ patetico il doppiaggio di alcuni personaggi, il telefono-Gerry Scotti o, ancora peggio, il clown triste-Giorgio Faletti, mamma mia...erano quasi meglio i calciatori di Shaolin Soccer.
Il solito 3D utile solo a far intascare 10 euro al cinema si può tranquillamente lasciar perdere, godendosi questa meraviglia a tutto tondo banalmente ma entusiasticamente in due dimensioni.

mercoledì 4 agosto 2010

The Box

Il regista di Donnie Darko e il trailer dai toni frenetici e incalzanti mi hanno spinta a tentare la sorte andando a vedere questo filmaccio che con Donnie ha poco da spartire, se si esclude una vaga atmosfera onirica in alcuni scene dai toni mistico-esoterici che mixano fantascienza marziana a purgatori danteschi. Lungi dal rinfocolare il mistero della vicenda, questi “spezzoni” cuciti un po’ alla rinfusa secondo me la appiattiscono confondendo inutilmente uno spettatore giá dubbioso su n punti: un tizio orribilmente sfigurato che dice di essere il dio dei fulmini (!) ti piomba in casa con un pulsantone e un milione di dollari cash e tu lo fai entrare bella tranqua chiedendogli semplicemente “ma lei, per chi lavora?”. Oppure: hai appena scoperto che la Nasa ha usato la tua domanda di ammissione come astronauta – su cui puntavi tutta la tua carriera – per pulire il cesso del Viking e la sera cosa fai? Vai bello tranquo a teatro e poi torni a casa a smontare il pulsantone anzichè dire a tua moglie che come minimo è una pazza psicotica per aver solo concepito l’idea di ammazzare qualcuno e tenersi i soldi. Oppure ancora: da qualche giorno a questa parte tutti quelli che ti rivolgono la parola hanno lo sguardo ebete fisso in un punto all’infinito, biascicano cose senza senso e dopo un po’ iniziano a sanguinare dal naso...ma...e porsi qualche domanda? Oppure ancora: come si giustifica il sicuramente astronomico compenso che avrá ricevuto la Cameron Diaz per mostrare irrevocabilmente la stessa, depressissima, angoscia(n)tissima faccia per tutta la durata del film? Era senza dubbio più espressivo Frank, il coniglio gigante.
Mi piacerebbe ora oltremodo leggere il racconto di Matheson (http://en.wikipedia.org/wiki/Button,_Button_(The_Twilight_Zone)) da cui è stato tratto il filmaccio e vedere quanto è stato deturpato. Donnie e i suoi wormhole restano imbattuti.

lunedì 21 giugno 2010

A-Team

No, vi prego, il carro armato volante che si sposta a colpi di cannonate NO!!!! Era fin più credibile Prince of Persia, tutto detto...
Il filmaccio remake del mitico telefilm padrone assoluto dei miei sabati sera adolescenziali (sí, lo so, sono un’alienata) è un’accozzaglia di esplosioni pirotecniche, voli improbabili, battute ritrite, scazzottate da bar, militari corrotti, vecchie fiamme che ribrillano. Nulla di particolarmente nuovo sotto il sole, insomma, ma nonostante la semplicità dell’intreccio e l’assurdità esageratamente americana delle scene d’azione, comunque, un paio d’ore di risatine di gusto vengono strappate e a me personalmente ha fatto piacere rivedere sul grande schermo i fantastici 4, anche se non i pezzi originali.
Su Liam Neeson, in particolare, ero partita prevenutissima; l’ennesimo attore, a parer mio, decisamente sopravvaluato che possiede in realtà al massimo un poker di espressioni facciali, ma che tutto sommato invece non sembrava troppo a disagio nei panni dell’intramontabile colonnello Hannibal Smith. Forse un po’ troppo allegro e amicone di Murdock (nel telefilm lo detestava trattandolo malissimo), il personaggio di P.E., interpretato dall’ennesimo rapper spesso come un armadio a 2 ante...nel telefilm era un tipo stra-burbero, qui lo si vede anche ridere, orrore! Sberla era interpretato non male da un Bradley Cooper charmant come l'originale ma un po’ troppo palestrato (secondo me lui ha dato il meglio – anche esteticamente parlando – in “La verità è che non gli piaci abbastanza”) che mette spesso e volentieri in mostra il tripudio di addominali scolpiti anche senza motivi apparenti, mentre Murdock – il mio preferito – era Sharlto Copley di “District 9”, azzecatissimo e sufficientemente fuori di testa, volo rovescio in elicottero e in C-130 a parte, davvero scene di una demenzialita' micidiale.
Ah, fra parentesi sono andata a vederlo di sabato sera.

martedì 15 giugno 2010

Robin Hood!

E’un prequel, diciamo. L’inizio della leggenda di Robin Hood nella foresta di Sherwood, del cattivissimo sceriffo di Nottingham, di Lady Marian (Cate Blanchett secondo me non è mai stata cosí bella) e del rubare ai ricchi per dare ai poveri. Dalle crociate in Terra Santa passando per la Francia, l’arciere provetto Robin Qualcosa (usurpa il nome Locksley a un sir morente), segue re Riccardo Cuor di Leone che assedia castelli con fare sborone per poi farsi trapassare da una freccia scoccata per caso da un cuoco (si sa che i francesi in cucina danno il meglio). Ah sí? Ma Riccardo non tornava dopo da eroe e ribaltava il fratello pirla dal trono? Mah. A sentire Ridley Scott che magnificava il suo film rispetto al Robin Hood di Kevin Costner (che per altro io ho amato moltissimo, non foss’altro per “Everything I do” di Bryan e per Alan Rickman mitico sceriffo di Nottingham!), le cose sono andate esattamente cosí. Robin torna in Inghilterra riportando la corona di Riccardo a mamma sua che ne incorona seduta stante il fratello scemo dallo sguardo bovino, e si fa passare per Locksley presentandosi al di lui castello a Nottingham, ivi trovandoci la bellissima vedova e l’ammiccante papi con la voce di Silente (ma quanti SECOLI ha Max Von Sydow ormai?) che lo accoglie come fosse il figlio vero. Da qui in poi è tutto un mix di Gladiatori con tanto di arringhe alle truppe, sbarchi in Normandia alla soldato Ryan, un po’ di Troy, alcuni elementi di Elizabeth, e poi tutta la dannatissima serie di film in cui il protagonista somatizza un rapporto conflittuale col padre. Eppure son sicura di aver letto che Ridley affermava tronfio e pomposo qualcosa tipo: “il mio film è assolutamente originale”.
Comunque: forse un po’ lento all’inizio - anche perchè a parer mio non si capisce bene dove si voglia andare a parare – il film è guardabilissimo, in primis per un Russel Crowe in notevole forma fisica che sembra esserci nato, su quel cavallo e per questo gli perdoniamo di avere solo due espressioni facciali (triste/meno triste). Solo alla fine del film ho intuito che un tale John detto “Piccolo” dagli amici del cuore era il famoso Little John; a volte, le traduzioni...
Chiccona del film, il principe Giovanni che rinfaccia a mammina di preferirgli Riccardo...come non tornare al Robin Hood di Walt Disney col leone scemo che si succhiava il pollice piangendo per lo stesso motivo? Il cartone della Disney resta - comunque e assolutamente - IMBATTIBILE.

domenica 13 giugno 2010

District 9

Finalmente son riuscita a vedermi District 9 in dvd originale (DAVVERO!) dopo essermelo persa con grandissimo inkazzo al cinema lo scorso autunno. Beh, a me è piaciuto. Metà l'ha trovato disgustoso, Delfino noioso. Io assolutamente originale. Per una volta gli alieni sono gli sconfitti, arrivati per caso sulla Terra a causa di un guasto all'astronave madre, e non gli invasori venuti per distruggerci. Anzi, loro se ne andrebbero anche volentieri, se potessero. E oltretutto no, non ero sicura che l'Alieno e il Piccolo Alieno ce la facessero, alla fine, quindi la tensione da fiato sospeso c'è stata tutta, così come la voglia che il drone da combattimento nuclearizzasse i cattivi a suon di laser.
Il succo del film è che noi umani siamo e restiamo un gran branco di miserabili bastardi quando si tratta di avere a che fare con il "diverso" o con chi si permette di invadere, anche involontariamente, il nostro metro quadro di proprietà. L'immigrato, da un altro Paese o da un altro pianeta, comunque, va represso e respinto. Poca pietà, poca tolleranza, molti arraffoni, sfruttatori e usurai che vendono il cibo per gatti - di cui i simil crostacei vanno ghiotti - a prezzi esorbitanti. Ripugnante lo slum in cui vengono ghettizzati gli alieni, costretti a vivere in mezzo ai rifiuti in baracche cadenti, lo stesso destino a cui costringiamo i nostri simili in un bel pò di Paesi del mondo. Non a caso il tutto è ambientato a Johannesburg, che di Apartheid deve averne fin sopra i capelli, e non a caso tutto il battage pubblicitario che ruotava attorno al film puntava sui simboli "For humans only" a fare l'eco ai "White".
Effetti speciali al minimo ma niente male, regia particolarissima (all'inizio sembra un documentario!), il futuro Murdock di A-Team dal nome impronunciabile, un tipo convincente nella sua disperazione da passaggio da cacciatore a preda.
Vista la quantità di dialoghi in alienese coi sottotitoli potrei financo tentare di vedermelo in americano...

domenica 6 giugno 2010

Prince of Persia

Ma sì, non aveva nessuna pretesa, ma è stato divertente! Alla fin fine se un film non si prende troppo sul serio e SA di essere poco più di un videogioco, risulta piacevole e rilassante e, personalmente, più coinvolgente di mattonazzi pomposamente gonfiati alla stregua di Avatar.
Il principe col nome da detersivo (Maestro Alessio dixit) salta, combatte, volteggia e muscoleggia in mezzo a vipere, Assassini, parenti fedifraghi e notevoli gnocche (sigh) per riavvolgere il Tempo (uhm, aspetta, ma non l'aveva già fatto Donnie Darko?) e provare così la sua innocenza nell'assassinio del padre. Jake ha lo sguardo intelligente e partecipe del bove che rumina l'erba in un prato, ma poco importa ai fini di questo godibilissimo blockbuster dove ciò che conta sono i sabbiosi effetti speciali e gli assurdi salti da videogioco di Dunstan, sciabole e pugnali alla mano. Ben Kingsley fa il cattivo (ma và? Ma solo in "Gandhi" ha fatto il buono?), Alfred Molina un comicissimo persiano predecessore dei moderni evasori fiscali, la Aterton è di una bellezza spettacolare (io voglio quel fisico lì!!!!!!! E avrà pure 25 anni al massimo, maledizione - N.d.A.) e le spalle hanno simpatici nomi notoriamente persiani come Tas e Bis.
La cosa più bella del film resta comunque essere riusciti ad andare in quel tamarraio fott&&%)* del Medusa, di domenica, e aver evitato il suddetto tamarraio in quanto presentatici allo spettacolo delle 14.45!!!
Inutile dire che il videogioco è stato il mio mito personale per anni, fino all'avvento dei Tomb Raider...in effetti speravo che anche nel film ci fossero le famose tagliole dall'inquietantissimo suono rugginoso...

Lost in a Flash Forward

Di alcune cose non mi capacito per niente. Anche partendo dal presupposto che non siamo tutti uguali - e va bene - e che non abbiamo gli stessi gusti - e va bene - mi piacerebbe sapere come sia possibile che una serie intrigante, appassionante, appagante, divertente come Flash Forward debba rimanere ferma alla prima, mentre Lost sia andato avanti fino alla SESTA per poi finire spiegando (male oltre tutto, a parer mio) a malapena gli aspetti più plateali dei grandi misteri dell'isola...sì, lo ammetto, nell'ultima puntata ho pianto a dirotto ma più per una questione affettiva che non per la commozione suscitata dalla puntata in sè. Anzi, l'istinto omicida nei confronti di Lindelof e Cuse è arrivato alle stelle. Ma non ci credo...SEI serie e alla fine...sono tutti morti? E la statua a 4 dita a tema Egitto? E Aaron e il suo non dover essere separato da Claire? E il Dharma come cavolo è finito sull'isola? Ma alla fine chi sono sti Altri che vivono nel tempio? Da dove sbuca il giapponese? Perchè Sayid prima muore e poi rivive? Soprattutto, perchè è così idiota da correre con la bomba sotto braccio anzichè buttarla e chiudere la porta stagna? Come diavolo fa Widmore ad andare e venire dall'isola se questa si sposta nello spazio-tempo? Perchè caspita mai girando la ruota si sbuca in Tunisia? Ma quindi Jacob, lungi dall'essere un "buono", è un gran deficiente pure un pò assassino! E la madre adottiva, da dove arriva? E' anche lei fumo nero? Ha provato a entrare nella luce? Perchè Desmond è speciale e resiste alle radiazioni? ARRRRRGGGGHHHHH!!!! Alla fin fine credo che sto video sia assolutamente vero:

http://www.youtube.com/watch?v=m_vdoU5L4Nk

Purtroppo anche Flash è finito lasciando aperte molte porte che spero bene qualcuno si senta di chiudere senza lasciarci col fiato sospeso...magari un'altra rete che non sarà la abc (sembra confermato, ormai) acquisterà i diritti del film e avrà voglia di spiegarci chi è che "hanno trovato" nel flash di Charlie del 2015.
Godiamoci, nel frattempo, la splendida musica che accompagna il secondo flash forward delle 10.14 p.m. e la fine dell'ultima puntata:

http://www.youtube.com/watch?v=Ao8FIszjKZg

"He who foresees calamities suffers them twice over"

martedì 4 maggio 2010

Departures

Si piange perchè a tutti noi è capitato di perdere qualcuno di caro. Si piange perchè a tutti noi è capitato di sentirsi crollare il mondo addosso dalla solitudine e dal senso di abbandono. Si piange perchè tutti noi speriamo che i nostri cari ci ricordino e ci proteggano e soprattutto che finalmente possano stare bene mentre ci aspettano. Si piange perchè si somatizza il lutto delle famiglie rappresentate. E poi si piange perchè i gesti amorevoli, delicati e pazienti con cui il protagonista (Masahiro Motoki, bravissimo) avvolge il defunto nel kimono rituale, lo lava, lo sbarba, lo trucca conferendogli il colorito che aveva in vita, gli stringe le mani in preghiera, fanno piangere da bestia, ecco.
Ma poi si ride! Si ride quando lui crede di trovarsi in un’agenzia turistica, “...per accompagnare le persone nei viaggi”, dice l’annuncio di lavoro, si ride quando posa come modello – fa il morto – per un video commerciale sulle tecniche di preparazione dei defunti, “...a volte bisogna chiudere l’ano del cadavere con un batuffolo di cotone per evitare la fuoriuscita di liquidi corporei”, la sua faccia che dovrebbe essere impassibile è in realtá uno spettacolo di emozioni tutte ugualmente disgustate, si ride quando deve affrontare il suo primo incarico che ha la sfortuna di essere una vecchina trovata morta dopo 2 settimane, si ride quando la salma di una donna si scopre possedere "il coso", si ride alla follia fra le lacrime sul finale e sulla teoria dei “sassi parlanti”.
E poi si amano i giapponesi, inkazzatissimi per 5 (CINQUE) minuti di ritardo, i loro inchini continui e profondi, i loro bagni termali, i coglioni di pesce palla grigliati al sale (testuale!), il pollo yakitori, i cartocci di dolci avvolti nel giornale, le collezioni di bambole, i vestitini da manga, il letto sul pavimento, le stuoie, le porte scorrevoli in carta di riso, il violoncello suonato con il Fuji sullo sfondo, i cigni selvatici, i petali di pesco che volano nel vento, l’Inno alla Gioia con cui si apre il film.
La musica è, inutile dirlo, pura poesia.

http://www.youtube.com/watch?v=72UHlQ4TyHA

lunedì 19 aprile 2010

Shutter Island

“Meglio vivere da mostro o morire da uomo onesto?” si domanda Leo negli ultimi istanti di questo bel film dalle atmosfere claustrofobiche e intriganti il giusto, che purtroppo io e Metà ci siamo ridotti a vedere nella deprimentissima sala 1 dell’Alfieri (dannazione alla tipa con coda di cavallo di fronte a me!), piccola e con tutte le poltrone allo stesso livello.
Forse un pò troppo lungo e manieristico in alcuni punti (ma di Scorsese è, inutile recriminare), forse i corridoi bui e sgocciolanti si sono già visti per lo meno in 4 o 5 Alien e in 6 o 7 Resident Evil, forse alcuni personaggi di contorno non hanno un ruolo molto ben definito rispetto alla centralissima coppia Di Caprio-Kingsley...però a parer mio, la trama che gioca sui piani realtà-ricordi-realtà alternativa è ben congeniata e ci sta anche il finale a interpretazione libera. Nulla è mai come sembra, quindi potrebbe anche essere l’ennesimo capovolgimento dei ruoli, chi sembra cattivo in realtà è il buono e viceversa.
Leo si presenta inciccionito, paranoico, tormentato e con occhio iniettato di sangue - e per questo direi assolutamente convincente nel suo ruolo di eroe di guerra pluridecorato, fra i primi ad entrare a Dachau dopo lo sbarco, e di agente federale dalla fama leggendaria. Ne ha fatta di strada – anzi di bracciate, direi – da Titanic...avrebbe potuto restare imprigionato nel ruolo del fighetto bamboccione e invece fra “Departed” e “Blood Diamonds”, solo per citare due film che mi sono piaciuti immensamente, ha dimostrato di essere cresciuto un bel pò. E bravo.
Drammaticissimi e inquietanti i flash back del lager (dal particolare delle mani gelate dei detenuti aggrappate al filo spinato, allo scarpone che allontana la pistola dall'aspirante suicida, alla fucilazione in massa delle SS catturate...“era omicidio, oramai, non era più guerra”), dei bambini nel lago (ma sarà vero?), dell’ala C del manicomio, dell’ansiolitica salita al faro in stile “La donna che visse due volte”, dei ricordi-incubo che si sovrappongono al mondo reale (ma in questo secondo me “L’uomo senza sonno” è il maestro del genere) fino a farne coincidere i contorni.
Un pò come è successo a me e Metà che ieri ci siamo sciroppati Lost 6x12, Flash Forward 1x14 e poi cinema e quando il Leo shutterava per l'island, non capivamo perchè non arrivasse Locke a smarronare con la faccenda del fato o per lo meno D.Gibbons a parlare di neutroni. Mah.
Ora però un film allegro lo vedrei...è il motivo per cui in settimana vado a vedere “Departures”...