domenica 27 marzo 2011

L'ultima notte bianca

Libello discreto, senza infamia e senza lode, del torinesissimo Perissinotto, che ho acquistato essenzialmente perchè amo ritrovarmi nei luoghi descritti dal romanzo (fantastica la descrizione del centro commerciale di Borgo Dora, a due passi da casa mia!). Però ammetto di averlo preso anche per decidere una volta per tutte se questo autore mi piacesse o meno: intrigante "Treno 8017", da tagliarsi le vene "La canzone di Colombano" (http://kifreewheel.blogspot.com/2010/03/la-canzone-di-colombano.html); 2 su 3 per il "non male", quindi se capiterà l'occasione, ne prenderò volentieri un quarto. Lungi dall'essere un altro romanzo a carattere storico, questo poliziesco ambientato nella Torino in festa per le Olimpiadi invernali del 2006, ha per protagonista una psicologa sulla quarantina che si dedica a ritrovare persone scomparse; fragile, insicura (fossi su Feisbuc voterei "mi piace!") e con una sofferta separazione alle spalle, Anna Pavesi riesce però a tirar fuori al momento giusto la lucidità sufficiente a farle capire se chi ha di fronte stia mentendo o meno (un pò un Lie to Me alla torinese), cosa che, unita a una buona dose di intuizione e a un briciolo di sventatezza - io, in piena notte, da sola, nelle baracche dei Murazzi zona corso Belgio non andrei tanto volentieri - le permette di mettere a posto tutte le tessere del puzzle, in questo caso la sparizione di un'educatrice impegnata nel tentativo di aiutare un gruppo di drogati. Cruda ma direi purtroppo molto realistica la descrizione del mondo miserando di chi vive per strada, dalla prostituta diciannovenne che batte per guadagnarsi la dose, a chi mendica come scelta di vita, a chi si fa di qualunque sostanza possibile senza poter/voler uscire dal giro. E credo anche decisamente concreto il senso di frustrazione in cui potrebbe incorrere chi ha scelto di dedicare la propria vita a tirare salvagenti al prossimo senza però riuscire a salvare mai nessuno dal vortice. A livello personale, oltre alla coloratissima descrizione di una Torino ammantata di luci e invasa da una folla delirante mai vista prima, ho apprezzato la veridicità di questo passo in particolare, nonostante ormai per me tutte le porte del passato si siano finalmente chiuse ermeticamente senza lasciare spifferi di sorta...un passo che si potrebbe riassumere in "i ricordi uccidono": "[...] Temevo che l'angoscia mi avrebbe assalita, che ad ogni angolo avrei ricordato un momento felice [...], temevo che, come al solito, le frustrazioni, le amarezze, le umiliazioni sarebbero state cancellate dalla memoria per via della maledizione in cui incorre chi riesce a separarsi senza odio, chi commette l'errore di "restare amici" [...]".

venerdì 25 marzo 2011

Northern Lights


...e prima o poi bisognerá andare anche qui ma nel periodo giusto (Tromsø di per sé é un paesone insignificante)!!!


Il tipo che ha realizzato 'sto video...un grande!

mercoledì 23 marzo 2011

Aladin - il Musical

Alla facciazza di Flashdance (o forse più alla mia, visto che pago caro&salato per vedere menate!), QUESTI sono stati 38 euri ben spesi. Il musical di Aladino, con le canzoni - coinvolgenti e interpretate da bellissime voci - dei Pooh, ha intrattenuto per 3 ore buone noi 4 "adulti" e la cuginetta di 5 anni di Metà che era il nostro alibi per andare a vedere lo spettacolo (ci siamo azzuffati per decidere chi di noi dovesse accompagnarla e alla fine siamo andati tutti e 4, genitori, cugino e cugina acquisita).
Immaginavo che le scenografie sarebbero state grandiose - come, in effetti... - ma i balletti e la comicità brillante sono stati assolutamente oltre le aspettative. Alcuni passi/capriole/salti erano quasi acrobatici e perfettamente sincronizzati su coreografie non banali, il balletto di tip-tap in particolare, da manuale, e alcuni personaggi - primo fra tutti il Genio - erano da sbellicarsi ("Voglio diventare un principe!", "Sì, ma non andare a San Remo, per favore..."), anche se forse molte battute venivano apprezzate più dal pubblico "adulto" che non dai gagni...i quali comunque non potevano non restare sbalorditi di fronte agli effetti di luci laser, coriandoli sparati in aria, personaggi in sala in mezzo al pubblico, il tappeto volante che volava davvero...ma scherziamo?

Per dare un'idea delle scenografie:
http://www.youtube.com/watch?v=FBupwHKweus

e un assaggio di qualche canzone:
http://www.youtube.com/watch?v=PQGkbJtyuIo

Gran Circo Taddei...

...e altre storie di Vigata.

Proprio non capisco il motivo per cui non riesca a far AMARE Camilleri ai miei, che hanno snobbato anche questa raccolta di 8 spassosissimi - a parer mio - racconti generalizzandoli in un triste "ma sono tutti uguali".
Beh, sì, lo stile è il classico Camilleri doc, siculo stretto, azzuffatine, ammazzatine, corna, lupara, parrini e mafiosi locali, ma l'atmosfera della Vigata Anni '40 con tanto di ottusi camerati fascisti al seguito, a me fa sempre sbellicare.
E non si può obiettivamente dire che i personaggi siano tutti uguali!!!! Si va dalla finta maga che fa vincere per puro caso un terno secco e diventa acclamatissima, all'odiosa segretaria della sezione fascista femminile che viene raggirata dalle compagne, al comunista convinto che si converte al cattolicesimo dopo una visione, allo scapolo d'oro che si scopre avere una sua propria "missione" a Vigata, al nipote donnaiolo che vuole eliminare la vecchia zia per ereditare...attorno a loro ruota un mondo di personaggi-macchietta (anche se, forse, solo all'apparenza, bisognerebbe essere siculi 100% per capirlo davvero!), che contribuiscono a rendere umoristica e sempre sottilmente ironica ogni situazione raccontata. Per fare un esempio, la diatriba che si scatena fra il Potestà camerata di Vigata e quello di Sicudiana per togliere la "s" al "Taddeis" del Gran Circo in base all'ordinanza del Duce secondo la quale non si potevano usare nomi stranieri...divertentissima. Un fatto così assurdamente...patetico, oserei dire, viene preso e ribaltato in chiave comica proprio per sottolineare lo squallore di certi dettami fascisti. Io lo trovo geniale.
Strepitosa anche la postfazione, degna conslusione di questa raccolta: "Molto probabilmente in questi racconti i miei lettori troveranno casi di omonimia. Ecco appunto, si tratta di omonimie [...] Ci tengo a sottolinearlo e ci tiene ancor di più il mio avvocato."

martedì 22 marzo 2011

Una donna di troppo

Questo romanzo di Ballario, leggermente meno irritante e ingenuotto del precedente (http://kifreewheel.blogspot.com/2011/03/morire-e-un-attimo.html), non credo che comunque si possa definire "avvincente".
Al solito accurata e interessante l'ambientazione storica della Somalia in piena espansione fascista, banalizzata però da personaggi che ho trovato privi di mordente e di fascino, protagonista incluso. Il maggiore Morosini che, per carità, ostenterà anche doti investigative notevoli abbinate a umane insicurezze (e sono caratteristiche che amo trovare in un personaggio...quanto detesto i supereroi senza macchia e senza paura alla Clive Cussler, per fare un esempio!), secondo me è un pò - come dire - buttato sulla carta, quasi solo a dare un "volto" al capo dell'indagine, ma non possiede uno spessore tale da renderlo carismatico e accattivante a sufficienza...e idem dicasi per i suoi collaboratori più stretti, il fastidioso parinotto Barbagallo e il poliziotto eritreo Tesfaghì che parla come Mami di Via Col Vento. Il paragone con Montalbano, Augello e Fazio è impietoso.
Il libro, incentrato su una serie di delitti avvenuti a Mogadiscio e solo apparentemente non collegati fra loro, si lascia comunque leggere senza lasciare, stavolta, eccessivi strascichi di bigotto perbenismo borghese. Il Volo della Cicala resta imbattuto.

"Se tutto va male...

...divento famoso" è la nuova, esilarante commedia presentata al Gioiello da Gabriele Pignotta & Friends, che già avevo avuto modo di apprezzare ridendo sguaiatamente con "Ti sposo ma non troppo" alcuni mesi fa.
I 4 protagonisti vengono licenziati in tronco da una multinazionale che sta operando numerosi tagli al personale e, spronati dall'entusiasmo di uno di loro che vede questa cosa come l'opportunità mai colta in gioventù di diventare un chitarrista e non un frustratissimo impiegato, mettono su una band con la quale partecipare al talent show del momento.
Il finale a sorpresa è, se vogliamo, un pò retorico ma ci sta anche il messaggio buonista - perchè no? - che inneggia a vivere la vita prendendosi un pò meno sul serio e cercando di apprezzare al meglio quanto di buono siamo riusciti a crearci attorno.
Bravissimi tutti e 4 gli attori su cui spicca senza dubbio il cranio pelato di Fabio Avaro, romano de Roma doc, che fa ridere in primis per la parlata dialettale, unita alla comicissima figura rassegnato/fatalista del suo personaggio.
Un paio d'ore di divertimento assicurato.

Rossoamaro

Secondo romanzo di Bruno Morchio su cui ho messo le mani e che ho avuto di nuovo il piacere di apprezzare parecchio, sia per la scrittura spigliata, sia, soprattutto, per il cervellotico intrigo di base. Il romanzo, che comincia dov'era terminato il precedente (http://kifreewheel.blogspot.com/2011/02/le-cose-che-non-ti-ho-detto.html), alterna capitoli che si dipanano nel presente - fin troppo attuale - narrando la nuova indagine di Bacci Pagano, ad altri che si svolgono invece nella Sestri del 1944, quando il paese era in mano al regime nazifascista, terrorizzata dai repentini bombardamenti angloamericani e oppressa da un'atmosfera di reciproco sospetto. I partigiani colpivano i tedeschi e giustiziavano le loro spie italiane talvolta anche a sproposito, tale era la paura di essere denunciati, catturati e di sparire per sempre in un treno diretto verso i lager.
Gli episodi raccontati nel romanzo sono realmente accaduti, spiega il Morchio nella postfazione (ad esempio l'attentato al cinema Odeon, 15 maggio 1944, e la rappresaglia tedesca che ne seguì, 59 persone trucidate senza processo, i famosi "martiri del Turchino"), così come molti dei partigiani citati hanno combattuto davvero il regime in quel periodo; l'invenzione, intrigante e coinvolgente, riguarda invece la protagonista, Tilde, diciannovenne staffetta dei partigiani che sacrifica la propria giovinezza e quell'avanzo di spensieratezza adolescenziale ormai compromesso dalla guerra, per diventare l'amante di un ufficiale tedesco a cui carpire informazioni vitali per la Resistenza. La sua storia e l'indagine di Pagano si intrecciano alla fine del romanzo in un colpo di scena che mi ha lasciata davvero stupefatta. Bello, non me lo aspettavo!

venerdì 11 marzo 2011

Flashdance

La cosa che mi ha colpita di piú di questo spettacolo é stata sicuramente la testa riccia di quella di fronte, che avrei voluto – con tutto il rispetto – pigliare a potenti ceffoni a ritmo delle sue ondulazioni. Mia cugina (che comunque é 1.80, non un tappo come me) avrebbe fatto altrettanto con il figlio di costei, un nerd altissimo e totalmente disinteressato allo show nonostante l’abbondanza di tette&culi, che che si grattava continuamente un orecchio proprio in traiettoria palco. Detto questo.
Forse la storia di questo classico del 1983 (oddio, com’ero giovane!) non era adatta a una trasposizione in musical, perché ho avuto la netta impressione che alcuni balletti e canzoni fossero stati inseriti un pó a sproposito, piú per riempire due ore di spettacolo che non ai fini della narrazione in sé. Un esempio per tutti, la sovrabbondante ripetizione dei litigi madre-figlia per affrontare l’audizione nella prestigiosa accademia di ballo di Pittsburgh...detto una volta “affronta le tue paure e realizza i tuoi sogni”...dette tutte, no? Invece questo tema, sia parlato che cantato a oltranza (la parola “sogno” é stata ripetuta piú volte qui che non nello studio del dott. Freud durante tutta la sua onorata carriera), é stato portato avanti a parer mio un pó alla nausea. Va bene il mito americazzo della “seconda chance”, va bene che la trama si incentrava principalmente su questo argomento, peró non a discapito di una recitazione tutto sommato poco emozionante e a musiche molto sottotono rispetto alle originali (si salvavano solo “Maniac”, “Gloria” e ovviamente “What a feeling”) e poco coinvolgenti a livello di ritmo.
Devo ammettere che neanche la scena finale é riuscita a emozionarmi come speravo, forse giá oltremodo annoiata dalla parte precedente, nonostante mi renda perfettamente conto che una delle fonti principali di delusione siano le canzoni tradotte in italiano che perdono parecchio del loro fascino.
Ah, il tutto per QUARANTAQUATTRO euro (scontato, se no sarebbe costato 54!!!!); prezzi ASSURDI dell’Alfieri, pazzesco.
Lato assolutamente positivo dello spettacolo: le voci dei protagonisti, eccezionali, le migliori mai ascoltate in un musical (http://www.torinospettacoli.com/alfieri.pdf).

ZAALUK (Antipasto di Melanzane)

...da Tizzi con furore :)

Ingredienti:
melanzane
pomodori
passato di pomodori
cumino in polevere
aglio

sale
olio di semi
prezzemolo tritato
paprica piccante (a piacere)

Preparazione:
Tagliare le melanzane a dadini e friggerle in olio abbondante. Far scottare leggermente i pomodori, spellarli e tagliarli a dadini. Farli cuocere in un tegame, aggiungere la passata di pomodoro, l'aglio, il cumino, sale e pepe.
Lasciar cuocere a fiamma moderata e, verso la fine della cottura, aggiungere le melanzane ed il prezzemolo tritato. Servire ben caldo accompagnato da alcune bruschette.

Questo è un piatto che è possibile mangiare anche freddo, sostituendo il pane con delle foglie di insalata e aggiungendo del succo di limone.

giovedì 10 marzo 2011

Morire é un attimo

“Ingenuo” é l’aggettivo che secondo me piú si adatta a questo romanzo di Giorgio Ballario che ho comprato sulla scia dell’entusiasmo per “Il Volo della Cicala” (e ovviamente per non farmi mancare nulla, ho anche giá preso il successivo! Speriamo sia migliore...). Mi ha ricordato moltissimo i romanzi della Baltaro buonanima che avevo letto in serie prima di stufarmi per l’eccessivo perbenismo borghese che li permeava. Va bene che non tutti i polizieschi devono essere necessariamente splatter e violenti, peró neanche sempre arredati come il salotto buono di una madamina torinese. Vero anche che nell’epoca storica raffigurata – gli esordi del fascismo e la prossimitá della seconda Guerra Mondiale – i rapporti interpersonali, i dialoghi, le discussioni erano sicuramente piú formali che non ora, ma leggendo questi romanzi ho avuto l’impressione che qualcosa di dolciastro e appiccicaticcio mi colasse addosso, cosa che invece non mi era assolutamente capitata con De Angelis, ad esempio, che tratta piú o meno lo stesso periodo e per di piú vivendoci.
Mi rendo conto che la sensazione di fastidio maggiore sia derivata dall’uso smodato di frasi in torinese, dialetto che detesto, ma anche i personaggi trovo siano stati tagliati con l’accetta, le (rare) scene d’azione poco coinvolgenti, i paesaggi africani descritti quasi monotoni. Una buona idea é invece stata l’ambientare il tutto in Eritrea e rifilare qua e lá al lettore qualche notizia storica mascherata nella narrazione.
Forse piú ancora del dialetto turineis, comunque, odio profondamente il font 16 dell’Editrice Angolo Manzoni!
[Ref. post http://kifreewheel.blogspot.com/2010/12/il-volo-della-cicala.html]

lunedì 7 marzo 2011

La Vita Facile

Piú ci penso e piú il finale di questa commedia dai risvolti fin troppo attuali non mi ha dato la giusta soddisfazione. Paoletta (il lato pragmatico/realista della coppia cinefila) dice che La Vita Facile, alla fin fine, la sognano pure quelli di Emergency; io (il lato utopico/idealista della coppia cinefila) dico che la segreta speranza che esista ancora qualcuno al mondo in grado di resistere al fascino indiscusso delle mazzette da 500, é l’ultima a morire. Come si dice, ai posteri l’ardua sentenza.
E’ uno di quei rari casi in cui avrei bramato il finale holliwoodiano di rito con tutti felici&contenti&amici come prima tranne i cattivi arraffoni. O forse...ripensandoci una volta in piú, i cattivi arraffoni sono stati davvero puniti - perché non si puó certo annoverare il personaggio di Favino fra i buoni altruisti - e quindi il finale era davvero l’unico possibile perché lascia aperte le porte a una possibile espiazione/redenzione d’obbligo? Allora mettiamola cosí: non mi é piaciuta la fine che ha fatto Accorsi, ecco, appunto perché voglio ancora credere che la Medicina Senza Frontiere (se nasco un’altra volta peró faccio il medico in Kenya, sia ben chiaro!) paghi.
Detto questo, il film vanta un buon affiatamento fra gli attori, una bellissima fotografia di paesaggi africani (mi scappa il sigh...), dialoghi brillanti e numerose battute in romanaccio davvero spiritose (fantastico l'uso smodato dell'Amuchina gel anche contro la lebbra, mi ha ricordato me e la Fede in Madagascar!), musiche azzeccate e una valida idea di raccontare il passato italiano con pochi ma vividissimi flash back.
Il sottotitolo “Lui ama lei, lei ama lui...”, potrebbe far pensare a una commedia puramente sentimentale; invece il tema amoroso – che é comunque una delle molle che scatena la maggior parte delle grane nel film – non é peró tutto sommato cosí pesante da indurre a melensaggini mucciniane.
So che Paoletta commenterá “Accorsi BONO!”, quindi la anticipo: sí l’Accorsi ha un sorriso solare bellissimo e come la maggior parte degli uomini, arrivando ai 40 e irrughendosi attorno agli occhi, accentua anziché deprimere il suo fascino maxibon.

venerdì 4 marzo 2011

Enigma in Luogo di Mare

[Ref. Post “A che Punto é la Donna Informata dei Fatti”, http://kifreewheel.blogspot.com/2011/02/che-punto-e-la-donna-informata-sui.html]

Ecco, questo romanzo qui, lungi dall’essere “brutto” é peró meno intrigante dei precedenti di F&L che ho letto recentemente. Piuttosto lento nell’ingranare, ha infatti una lunghissima presentazione dei personaggi – e sono effettivamente molto numerosi – che abitano l’esclusivo borgo residenziale nella pineta della Gualdana, in Toscana. Particolarmente sotto tono, secondo me, sono state le parti di minuziosissime descrizioni dei tarocchi che interpreta una di loro, una vecchietta ospite nella villa dell'amica svizzera per Natale.
La notte della vigilia, in cui soffia una violenta libecciata, il conte Delaude, furtivamente introdottosi con l'amante nella villa usata essenzialmente come residenza estiva, viene trovato assassinato sulla spiaggia contemporaneamente alla misteriosa sparizione di una donna che avrebbe dovuto partire per Milano ma che lí non é mai arrivata, e del marito, inghiottito dalla pineta durante la notte.
Il tono del romanzo é come sempre piacevolmente leggero e ironico e lo scioglimento dell’inghippo (e vai, stavolta avevo indovinato QUASI tutto!), svelato dal commissario Aurelio Butti e da un altro inquilino della Gualdana, il depressissimo pessimista cronico Gabriele Monforti, ha tutto sommato una spiegazione piú semplice e razionale di quanto potesse sembrare all’inizio delle indagini...
...ma resta indiscussa la netta superioritá overall di “A che Punto é la Notte”.